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Pusher morto dopo l’arresto, indagati tre carabinieri Il fatto risale al 5 giugno scorso nella caserma di Santo Stefano.
Tre carabinieri indagati per la vicenda del pusher tunisino morto poco dopo l’arresto. L’accusa: omicidio colposo. Il fatto risale al 5 giugno scorso a Santo Stefano al Mare,. Una pattuglia di militari in borghese, appostata nel parcheggio di un centro commerciale, aveva bloccato un immigrato tunisino, Kaies Bohli, 36 anni. Alla vista dei carabinieri l’uomo, poi risultato in possesso di una “pietra” d’eroina, aveva tentato la fuga, scavalcando il guardrail dell’Aurelia, ma era caduto. I carabinieri lo avevano raggiunto e ammanettato. Durante il trasferimento in caserma aveva però perso conoscenza. In attesa dell’ambulanza era stato disteso sul pavimento, nell’atrio della caserma. Non avendo reagito alla rianimazione era stato trasferito all’ospedale di Sanremo, dove i medici ne avevano constatato la morte.
Il Secolo X|XSanremo, pusher soffocato
Dopo l'arresto, trasferiti i carabinieri
I vertici dell'Arma hanno trasferito i militari che portarono in caserma lo spacciatore, poi morto per una crisi respiratoria. Intanto la Procura indaga per identificare con esattezza i ruoli di ciascuno durante le fasi del concitato fermo. Lino Aldrovandi: "Fate in modo che non prevalga corporativismo e desiderio di impunità"
di BRUNO PERSANO
Sono stati trasferiti tutti e tre i carabinieri di Santo Stefano al mare, vicino a Sanremo , protagonisti dell'operazione anti droga in cui è morto asfissiato Bohli Kayes, tunisino, 36 anni, spacciatore. Tutti e tre sono indagati per omicidio colposo. La decisione arriva dai vertici dell'Arma, dopo che questa brutta storia, successa il 5 giugno, è stata scoperta. Intanto i pm della procura di Sanremo stanno lavorando per identificare con esattezza i ruoli di ciascuno durante l'arresto. Il carabiniere "Rambo", come lo chiamavano in caserma per il suo modo di fare guascone, prova a difendersi e nega tutto, a cominciare dagli atteggiamenti che avrebbero giustificato quel soprannome. Ma proprio dall'interno della caserma arrivano indizi fondamentali per ricostruire quello che era accaduto a Kayes. Prima una serie di sms, poi una foto con il tunisino morente, la testa appoggiata sulla giacca di una divisa, infine qualcuno ha spedito una busta con proiettili proprio a "Rambo". E lui è stato subito allontanato. La stessa decisione, poi, è arrivata per gli altri due colleghi. Il procuratore capo di Sanremo, Roberto Cavallone, non ha mai avuto dubbi: "È evidente che i carabinieri hanno abusato della loro forza. Lo Stato deve farsi carico di questa morte".
C’è chi ha già vissuto una storia
del genere, è Lino Aldrovandi, padre di Federico il giovane di Ferrara che, nel 2005, morì dopo un controllo di polizia in una parco pubblico della città. Dice Lino Aldrovandi: "Fatti del genere gettano discredito su tutte le istituzioni e i princìpi del vivere democratico. Quindi sono da condannare con assoluta fermezza nell’interesse delle forze dell’ordine". A loro Aldrovandi rivolge un invito: "Chiarite le responsabilità, fate in modo che il rispetto per il vostro ruolo prevalga su corporativismo e desiderio di impunità". E giustizia chiede Sonia Alberti moglie di Bohili, madre dei suoi due figli (video).
Ieri è intervenuto anche il Cocer, la rappresentanza dei militari, per esprimere dolore per la vittima, ma anche solidarietà ai colleghi. E per chiedere che non vengano giudicati in modo sommario.
3 modi diversi di raccontare lo stesso episodio.Sanremo - Una sola frase, pronunciata a bassa voce, o forse con voce già rotta dalla sofferenza: «Qualche infame me lo ha messo nel c...». Sono le parole che avrebbe detto Kaies Bohli, il tunisino di 36 anni morto un’ora dopo l’arresto, lo scorso 5 giugno, mentre si trovava sull’auto dei carabinieri di Santo Stefano al Mare, durante il breve tragitto dal parcheggio del supermercato Lidl di Riva Ligure, luogo del fermo, alla caserma, distante poco meno di un chilometro.
La frase compare nella relazione di servizio dei tre militari che, quella sera, avevano bloccato Bohli al termine di una violenta colluttazione. Nel corso della quale, secondo il referto dell’autopsia, gli stessi carabinieri, o uno solo di loro, avrebbero impedito all’uomo di respirare, con conseguente sofferenza cerebrale, individuata quale causa del decesso avvenuto un’ora dopo al pronto soccorso dell’ospedale di Sanremo.
La frase che il pusher avrebbe pronunciato in auto apre un nuovo giallo in una vicenda già sufficientemente intricata. Perché gli stessi militari, nella relazione, avrebbero anche spiegato che per poter mettere il tunisino in auto era stato necessario «caricarlo di peso». Come se stesse già male. O almeno, avesse iniziato a sentirsi male, ma fosse ancora cosciente. Ed è questa apparente contraddizione che l’inchiesta aperta dal procuratore di Sanremo Roberto Cavallone, nell’ambito della quale i tre carabinieri sono indagati per l’omicidio colposo del tunisino, dovrà chiarire.
Sempre secondo quanto si legge nel rapporto, Kaies Bohli, dopo essere stato ammanettato a polsi e caviglie, misura necessaria «perché continuava a tirare pugni e calci anche quando era a terra», in realtà avrebbe adottato una «apparente resistenza passiva». Si sarebbe lasciato andare, insomma. Altra circostanza che va chiarita per capire in che momento l’uomo ha accusato i primi sintomi.
Vabeh Repubblica non prendiamolo manco in considerazione, comunque io ci abito e il paesino ha solo 3500 abitanti, io non c'ero ma chi c'era mi ha raccontato che il tutinisino picchiava molto, tant'è che anche qualche passante ha aiutato i carabinieri a bloccarlo per tenerlo fermo.
Tunisino già recidivo, ora i carabinieri sono indagati ecc. ma io mi faccio almeno 2 domande.
1- Se blocchi uno che mena forte e lo tieni stretto al petto non è che pensi che gli impedisci di respirare, almeno in quei momenti credo sia difficile decidere "oddio devo tenerlo più in basso altrimenti non respira".
2- Ma non è che continuando così la prossima volta che i carabinieri vedono uno spacciatore si voltino dall'altra parte?
Boh? aiutatemi a capire.