Nella guida introduttiva è scritto che vuol essere un abilitatore ma che non vuol comportare alcun tipo di restrizione riguardo alle professioni ICT: le due affermazioni mi sembra che bisticcino un po' tra loro.

Appartengo alla generazione che ha forse pagato le spese più alte del magnifico duo: crisi economica-abbattimento tutele lavoro dipendente, ancora giovane per smettere di lavorare ma non abbastanza per rientrare o beneficiare dei programmi deliranti varati dal governo per l'inserimento dei giovani.

Per esperienza e osservazione diretta mi inquietano albi professionali, corporazioni di vario genere, percorsi abilitanti obbligatori a numero chiuso lunghi e costosi che una volta superati non ti garantiscono affatto un percorso in discesa... Tutto ciò avrebbe dichiaratamente uno scopo professionalizzante, lo scopo reale come è noto è invece quello di bloccare l'accesso alle professioni in tempi in cui cresce la povertà (trovo grottesco che chi si laurea in farmacia non possa aprire una farmacia e chi si laurea in lettere non possa insegnare italiano nelle scuole pubbliche ecc.).

Non pensate che reputi poco importanti la formazione disciplinare e gli aggiornamenti professionali... tutt'altro, li trovo di importanza capitale. Credo tuttavia, almeno per quanto riguarda le professioni ICT, che basti il mercato del lavoro a tenere alti i profili, le offerte di lavoro da parte di aziende private infatti chiedono ai candidati competenze piuttosto elevate, trovo inutile se non addirittura disturbante per il mercato del lavoro e per chi svolge queste professioni stendere "decaloghi" del "perfetto ICT worker".

Penso inoltre che il fascino di una professione ICT sia collegata ad un margine almeno minimo di fluidità nelle competenze, caratteristica che, contrariamente a quel che si vorrebbe far apparire con l'e-CF , permette agli ICT workers di adattarsi maggiormente ai mutamenti a cui questo tipo di professioni è soggetta.

Resto in attesa delle vostre opinioni