Come si fa a passare da uno stile di scrittura come quello del primo paragrafo ad uno come quello del secondo? Come si deve pensare?
“Elena (nome inventato del personaggio) si stava separando dal marito, era tornata nella casa del mare per raccogliere le sue cose, la tristezza l’assalì vedendo le cose abbandonate, coperte dalla polvere, cose inutilizzate e sporche, le parve di udire le voci degli amici, dei figli, dei parenti echeggiare di stanza in stanza…”
“Quanto possono mentire le fotografie? Me lo chiedo guardando la foto che ho tra le mani – qui, in questa casa al mare, in Liguria, dove ho trascorso con mio marito e la sua famiglia molte estati.
Mi fa uno strano effetto essere qui da sola. In questo silenzio. La portafinestra che dà sul giardino è aperta e, anche se siamo a fine ottobre, l’aria che entra è calda e porta con sé il profumo del mare. Ricordo questa casa sempre piena di gente, di parole, risate, nomi chiamati ad alta voce da altre stanze; una casa piena di cose da fare, da organizzare: cene, pranzi, borse da riempire per giornate da passare in barca, arrivi e partenze di amici.
Oggi, invece, è tutto calmo. Immobile, delicato. Vivo la sensazione della quiete dopo la tempesta, come se tutti i giorni e i ricordi rumorosi e affollati fossero finiti solamente da poche ore. Come se tutti avessero lasciato la casa da poco. Forse questa sensazione è dovuta al fatto che tutte quelle persone sono uscite realmente. Non da questa casa, ma dalla mia vita. O meglio, sono io a essere uscita dalla loro.”