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  1. #1
    Utente di HTML.it L'avatar di lnessuno
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    Acqua bene comune... ma anche no

    E quindi uscimmo a riveder le stelle.

    Giusto qualche anno fa firmavamo un referendum contro la privatizzazione delle "utilities":

    http://it.wikipedia.org/wiki/Referen...rimo_quesito_2
    • Titolo: Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione
    • Descrizione: Il quesito prevede l’abrogazione della norma che consente di affidare la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica a soggetti scelti a seguito di gara ad evidenza pubblica, consentendo la gestione in house solo ove ricorrano situazioni del tutto eccezionali, che non permettono un efficace ed utile ricorso al mercato[1].
    Il referendum sancì, con il 95% delle preferenze (54% di votanti), la volontà di NON privatizzare. E non se ne fece nulla.

    Poi, era il 2013, il capo della direzione I analisi economico-finanziaria del Dipartimento del Tesoro, del Ministero dell’economia e delle finanze dichiarò, in merito alla vendita di quote di ENI, Enel, Finmeccanica:
    https://youtu.be/o0M1P1ma16c?t=2m16s
    «Il problema è che non prendi tantissimo perché ho fatto il calcolo un po’ di tempo fa sono 12 miliardi, non è una gran cifra, meno di un punto di Pil. La vera risorsa sono le utilities a livello locale. Lì sono veramente tanti, tanti miliardi, il problema è che non sono nostri, dello Stato, sono dei Comuni, delle Regioni (…)E quindi bisogna cambiare il titolo V della Costituzione. Ed espropriare i Comuni e le Regioni»
    Per fortuna che c'è il titolo V della Costituzione a difendere il voto dei cittadini, no? Già.

    A meno che...
    http://www.lastampa.it/2015/03/10/it...cJ/pagina.html
    TITOLO V – Sono riportate in capo allo Stato alcune competenze come energia, infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto. Su proposta del governo, la Camera potrà approvare leggi nei campi di competenza delle Regioni, «quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale».

    Azz

    Vabbé, c'è da dire che per fortuna in Italia le privatizzazioni sono sempre un vantaggio per i cittadini, vedi Autostrade
    http://blog.ilgiornale.it/foa/2015/0...-matteo-renzi/

  2. #2
    Utente di HTML.it L'avatar di lnessuno
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    Pare che qualcuno si sia risentito di quell'articolo, facendo notare che (ovviamente) non tutte le utilities sono gestite di merda, alcune sono gestite come si deve.

    http://blog.ilgiornale.it/foa/2015/0...-le-utilities/
    Il mio ultimo post sull’Articolo V della Costituzione – che permetterà a Renzi di espropriare i comuni dei servizi delle utilities ovvero di acqua, gas e luce, sostituendo un monopolio pubblico con un monopolio privato – ha suscitato una quantità incredibile di reazioni. Il post è stato ripreso da decine di siti e anche dal blog di Beppe Grillo. La preoccupazione dei cittadini è palpabile, una preoccupazione che spesso si trasforma in indignazione: ancora una volta la volontà popolare viene aggirata e ancora una volta la stampa non ha svolto il ruolo di cane da guardia del sistema: nemmeno si è accorta del problema.

    C’è davvero da preoccuparsi.


    Fra le tante reazioni mi ha colpito l’email che mi ha mandato l’ex sindaco di Pordenone Alfredo Pasini, con queste argomentazioni (riporto integralmente la sua email):


    Egr. sig. Foa,
    mi piace ciò che scrive e come lo scrive, ma questa volta mi sono arrabbiato leggendo il suo articolo su http://www.beppegrillo.it/2015/03/gl...blici.html?s=n. Anche Lei come tutti afferma che “…le utilities pubbliche non sono certo un modello di gestione e di efficienza…”. Non è vero! Non è vero per tutte come la frase porta a pensare, anzi molte sono molto ben gestite, da far invidia a tante aziende private. Se si vuole, nel pubblico si gestisce come e meglio che nel privato, me lo lasci dire, ed è ciò che accade in molte utilities pubbliche, guarda caso specialmente – se non solo – al nord.


    Per fortuna Lei poi dice che “le privatizzazioni si risolvono nella sostituzione di un monopolio pubblico con uno privato”, ma anche dove il monopolio pubblico non è ben gestito il capitale almeno resta in mano ai cittadini che comunque possono ottenere una migliore gestione attraverso il voto, cosa che non è più possibile una volta ceduti i gioielli di famiglia al privati. E poi, si hanno già oggi molti casi di privati subentrati al pubblico che non fanno le manutenzioni ma aumentano comunque le bollette, peggio del peggio.


    Scriva per favore che diverse amministrazioni fanno il loro dovere dimostrando che è possibile gestire bene il pubblico, basta volerlo, e che quindi il problema non è la personalità pubblica o privatistica,il problema è esercitare il controllo, magari affidandolo per legge a società private di revisione, solo di revisione..

    Cordiali saluti
    Alfredo Pasini

    Sindaco di Pordenone 1993-2001
    Componente CdR Bruxelles 1997-2001
    Accolgo ben volentieri la protesta, civilissima, di Alfredo Pasini, e vengo subito al punto: Pasini paradossalmente ha ragione. Il problema è quando, dove e perché.


    Mi spiego: il servizio pubblico in Italia purtroppo non è un modello di virtù ma, troppo frequentemente, un esempio di sprechi e di inefficienza; una “mangiatoia” per funzionari infedeli, per imprenditori spregiudicati, per affaristi. La sfiducia è tale che la gente si meraviglia quando riceve un servizio impeccabile, quando ha a che fare con funzionari cortesi e bravi. In un Paese davvero civile, animato da spirito di servizio, dovrebbe essere il contrario. E questo è un problema per chi, come lei, rivendica con orgoglio la fedeltà di servizio.


    E se vediamo l’esperienza di altri Paesi, soprattutto fino a qualche tempo fa – dal Giappone alla Francia alla Svizzera – abbiamo la prova che il servizio pubblico può essere molto efficace su larga scala e anche tecnologicamente avanzato. In Paese dalla forte coscienza civica, il servire lo Stato può essere un fattore di motivazione e di successo altrettanto o addirittura piU forte dell’interesse privato.


    La domanda è: perché in Italia raramente è così? Domanda che richiederebbe lunghe disquisizioni.


    Esistono però delle circostanze in cui anche un servizio inefficiente è preferibile a un servizio privato, per quanto possa apparire paradossale la mia affermazione. Ne ho parlato più volte in passato, però negli Stati Uniti, troppo spesso indicati a sproposito come un modello, da una ventina d’anni è in corso un processo in cui quale effetto ultimo di una campagna ideologica molto forte contro lo Stato, non consegue una società autenticamente di mercato, bensì, su ampia scala, da un lato la sostituzione di monopoli pubblici con monopoli privati sovente a prezzi di favore, dall’altro al cessione a privati di servizi pubblici lasciando il costo a carico dello Stato o l’attribuzione di commesse miliardarie senza concorso.


    Risultato: da un lato i monopoli privati impongono tariffe molto più alte di quelli pubblici e il servizio non migliora, dall’altro quelle che vengono presentate come privatizzazioni si risolvono in un aumento esorbitante dei costi complessivi a carico dello Stato.
    Questi metodi vengono applicati in molti Paesi occidentali e sempre dal Fmi e da troike varie.


    Con la riforma dell’Articolo V approvata subdolamente in Parlamento si creano le condizioni per un’immensa privatizzazione a favore di colossi dell’energia stranieri che non è senz’altro nell’interesse dei cittadini e men che meno delle imprese italiane e del libero mercato.
    Per questo dico: non lasciatevi ingannare dalla retorica di Renzi, dalle sue false promesse.

    L’unica privatizzazione che avrebbe senso per gli italiani è quella di Renzi. Vendetelo agli stranieri e tenetevi le utlities.
    Già, ma chi se lo compra un “bomba” così?
    La cosa buffa, ancora una volta, è che se una roba del genere l'avesse fatta B. si sarebbe aperto il cielo e sarebbero scesi i cavalieri de la Repubblica in versione apocalittica. Siccome l'ha fatto uno sedicente "di sinistra"... se chiedi in giro, nessuno sa di cosa parli.

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