Salve ragazzi, ancora io.
ho un campo di testo dinamico di nome tg
non riesco a riferirmi a questo campo con l'utilizzo di una variabile, ossia:
tg.text="ciao";
funzione, mentre invece:
item="tg";
item.text="ciao";
non funziona.
come faccio a trasformare la mia stringa item in un riferimento all'oggetto tg???
si vivono molte vite e si muore una volta sola
oppurecodice:item = "tg"; this[item].text = "ciao";
codice:item = tg; item.text="ciao";
Ciao a tutti!!
io ho una variabile:stringa chiamata combobox che visualizzata con trace restituisce
_level0.depthChild4.accordion.destinazione.destina zione_form.instance49
Dovrei usarla con addItem ma se faccio
combobox.addItem(...); non funziona
anche this[combobox].additem(...); non funziona
Se invece la stringa la scrivo io (come qui sotto) allora funziona.
_level0.depthChild4.accordion.destinazione.destina zione_form.instance49.addItem(...);
Come posso fare?
Qualcuno sa aiutarmi?
Grazie mille!!
Lungo le due rive del fiume gelato si stendeva la cupa e tetra foresta di abeti, dai quali il vento aveva appena spazzato il manto di brina. Nella luce crepuscolare quegli abeti neri e sinistri sembravano inclinarsi l'uno verso l'altro. Un silenzio minaccioso incombeva sul paesaggio, privo di qualsiasi segno di vita o di movimento, e desolato e freddo al punto da non poter ispirare che un solo sentimento: quello della più triste malinconia. E nello stesso tempo pareva che da quel paesaggio trapelasse una specie di riso, un riso ben più spaventoso di qualsiasi malinconia o tristezza, un riso tragico, come quello di una sfinge, un riso agghiacciante più della brina e che rammendava l'incombere minaccioso dell'ineluttabile. Era la saggezza potente e impenetrabile dell'eternità che irrideva alla vita, alla sua futilità e agli sforzi degli uomini.
Ho trovato la soluzione da solo
La via più corretta nel caso si abbia una stringa da usare come target è la seguente.
Ciao a tutti!!codice:stringatarget="_root.textinput"; eval(stringatarget).text="ciao";
Lungo le due rive del fiume gelato si stendeva la cupa e tetra foresta di abeti, dai quali il vento aveva appena spazzato il manto di brina. Nella luce crepuscolare quegli abeti neri e sinistri sembravano inclinarsi l'uno verso l'altro. Un silenzio minaccioso incombeva sul paesaggio, privo di qualsiasi segno di vita o di movimento, e desolato e freddo al punto da non poter ispirare che un solo sentimento: quello della più triste malinconia. E nello stesso tempo pareva che da quel paesaggio trapelasse una specie di riso, un riso ben più spaventoso di qualsiasi malinconia o tristezza, un riso tragico, come quello di una sfinge, un riso agghiacciante più della brina e che rammendava l'incombere minaccioso dell'ineluttabile. Era la saggezza potente e impenetrabile dell'eternità che irrideva alla vita, alla sua futilità e agli sforzi degli uomini.
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