Nigeriana assassinata “per puro razzismo”
“È un omicidio premeditato a sfondo razziale. La rapina finita male non è credibile. Non si va in tre per rapinare una donna indifesa”. È il procuratore capo Giancarlo Tarquini a illustrare la nuova tesi della procura sull’omicidio della prostituta nigeriana. Tesi che nasce dal ritrovamento, in casa di uno dei tre assassini, di materiale inneggiante ad Hitler ed al fascismo. Tarquini parla di «sadismo, perversione, crudeltà, razzismo», per descrivere le modalità dell’assassinio, sulle quali gli inquirenti rendono noti nuovi particolari. Uno dei tre assassini, conosciuto come “il bresciano” dalle forze dell’ordine, era abbastanza noto nell’ambiente delle prostitute: conosceva anche la sua vittima, a cui proprio la notte dell’omicidio aveva dato appuntamento. Ma poi si è presentato con i suoi due amici. I tre hanno strangolato la ragazza prima con una cintura, poi a mani nude. Poi è sempre “il bresciano” a seminare diverse tracce: sul luogo del delitto lascia un biglietto con scritto “purè”, il soprannome con cui era noto alle prostitute. Conserva il cellulare della vittima e un biglietto consegnato a un’altra prostituta: «Ucciderò ancora, chiama i carabinieri».
“Un ragazzo solo” La difesa lo descrive come «un ragazzo solo, in cerca di aiuto». Per l’accusa, invece, è un uomo «intelligente, con
una personalità da approfondire». Ora il giudice dovrà decidere
se confermare o meno la carcerazione dei tre assassini.
«Dobbiamo chiarire le responsabilità soggettive» conclude Tarquini. M.A.
Altri sospetti
• I tre ragazzi sono in stato di fermo. La Procura di Brescia ne chiederà la convalida per omicidio premeditato.
• A carico dei tre fermati, ora la Procura avrebbe anche altri sospetti: che qualcuno di loro abbia a che fare con l’omicidio di una prostituta a Ponte San Marco. METRO