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  1. #1

    Michela: 8 minuti per salvarla

    Leggetela tutti.

    http://www.repubblica.it/2005/b/rubr...a/michela.html

    Otto lunghissimi minuti
    per salvare Michela





    Otto minuti. Due per arrivare al parcheggio, quattro per il rapporto, altri due per tornare al marciapiede. Lo sfruttatore ha il cronometro in mano. In caso di ritardo, interviene con minacce e percosse. C'è una tabella di marcia: almeno quindici rapporti, almeno cinquecento euro a notte. Ma si può raddoppiare. Michela non aveva mai sgarrato. Ha rispettato i tempi anche il giorno in cui è comparso nella sua vita quel ragazzo italiano.

    Aveva avuto pochi secondi per decidere se fidarsi o no. "Ho visto che piangevi - le aveva detto il ragazzo - Stai male?". "Sì", gli aveva risposto dopo un po'.

    Salendo in macchina, calcolò che era già passato un minuto.

    Un rischio. Aveva sentito di finti "liberatori" che segnalavano agli sfruttatori le prostitute disposte alla fuga. Ne avevano in cambio qualche rapporto sessuale gratis, per le ragazze erano pestaggi sanguinosi. Ebbe bisogno d'altri trenta secondi per trovare la forza di parlare.

    Aveva diciannove anni ed era arrivata due mesi prima dalla Romania assieme ad un uomo, un vicino di casa. Lo conosceva fin da bambina. Le aveva detto d'essere padrone d'un ristorante in Italia, per lei c'era un posto da cameriera. Appena giunta a Roma, s'era ritrovata sul marciapiede. Sì, aveva pensato di fuggire, ma quello non le levava mai gli occhi di dosso. E se non c'era lui, a sorvegliarla era la sua compagna, romena anche lei. Abitavano tutti e tre in un albergo nei pressi della stazione Termini. Quattro minuti, tempo scaduto.

    "Voglio aiutarti", le aveva detto il ragazzo mentre la riaccompagnava sulla strada. Le aveva dato i trenta euro e un appuntamento per l'indomani.

    Riconobbe subito la macchina e dovette frenare l'impulso di salirvi senza prima aver finto di trattare. Raggiunsero il parcheggio velocemente, guadagnando una ventina di secondi. Il ragazzo le porse il cellulare. Il giorno prima, le spiegò, aveva parlato con delle donne che erano in grado di aiutarla. Una di loro aspettava una sua telefonata. Quando finì di dirglielo, aveva già composto il numero. In un fiato Michela confermò a quella voce femminile che intendeva denunciare il vicino di casa. Ma aveva molta paura, perché quello spesso tornava in Romania e poteva fare del male alla sua famiglia. Però c'erano dei giorni in cui sempre era a Roma, in quell'albergo nei pressi della stazione. Tempo scaduto.

    Il ragazzo era tornato anche la notte successiva, coi soliti trenta euro ma anche un notes. La mattina dopo avrebbe affidato gli appunti a quelle donne. Avevano un piano. Semplice: informare la polizia. Avevano già assistito migliaia di ragazze nelle condizioni di Michela. Quattro minuti scaduti. Un'altra notte ancora.

    Ritornò puntuale, con la notizia. Gliela riferì in un attimo. Quando raggiunsero il parcheggio, Michela s'era già ripetuta molte volte quel giorno e quell'ora. Passarono i tre restanti infiniti minuti a dirsi che l'inferno stava per finire.

    Di quel che accadde dopo, oggi ricorda una sequenza da film. Il ragazzo le aveva detto che sarebbero arrivati alle 20,30, ma davvero non immaginava tanta puntualità. Quella camera d'albergo dove dormiva da due mesi, forse in passato aveva ospitato delle piccole famiglie: c'erano un letto matrimoniale e uno singolo.

    Solo che il letto singolo era per lei, quello matrimoniale per il vicino di casa e la sua compagna. A volte li sentiva fare l'amore. Quella sera cenavano con le solite scatolette, i piatti di plastica, il vino in cartone. Ebbe un brivido quando la donna dello sfruttatore s'affacciò alla finestra: "Ci sono dei motociclisti con dei lunghi guanti, sembrano poliziotti". "Con questo freddo - riuscì a dire - tutti portano i guanti". Erano le 20,28.

    La porta s'aprì di schianto due minuti dopo. Il vicino di casa restò impietrito.

    Michela vive a Roma e continua a vedere il ragazzo italiano. La denuncia del suo sfruttatore le è valsa il permesso di soggiorno, così come prevede la legge. Segue un corso di formazione per mediatori culturali. Il vicino di casa è in carcere.

    Ogni anno dieci milioni d'italiani - tanti sono quelli che vanno con le prostitute - hanno ottanta milioni di minuti per salvare Michela dalla schiavitù.
    (la storia di Michela ci è stata raccontata da Oria Gargano, del Centro Antiviolenza della Provincia di Roma).

    C'è Speranza

  2. #2
    Utente di HTML.it L'avatar di miki.
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    mi sa un po romanzata, 4 minuti per un rapporto, mi sembran strani, e se l'uomo in 4 minuti non finiva?

    Cmq fa piacere, salvare delle ragazze.
    You cannot discover new oceans unless you have the courage to lose sight of the shore

    Caro Dio, quando nelle preghiere ti chiedevo di far morire quel pedofilo truccato, liftato,mentalmente disturbato e di colore indefinibile, non intendevo Michael Jackson.

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