Nell'aprire la discussione "come caricare video su pagina protetta" sezione asp mi sono veramente sentito come Orazio, personaggio presente nelle considerazioni del Grande Borzacchini sul lemma:
" Un ti sai levà un dito di 'ulo."
(it.: non ti sai levare un dito di culo).
Sapida ed immediata locuzione di palese ed incontrovertibile officina labronica.
Non riteniamo sia necessario dare al lettore alcuna spiegazione sulla sua origine e sul suo significato ma ne raccomandiamo il fantasioso ed icastico costrutto, mettendone altresì in luce - ancorché non ve ne sia bisogno - la fulminante figurazione del concetto di disutilità, che deriva dall'incapacità del soggetto di togliere il proprio dito dall'orifizio anale, lasciando peraltro intatto ed irrisolto il complesso di motivazioni per le quali ci se l'era ficcato dentro.
È un enigma di etica pirandelliana o un only begetter montaliano quello che viene proposto da questa espressione così pesantemente ardita ma al tempo stesso effimera come un 'gelsomino notturno'?
«Chi di noi - si chiede con comprensibile angustia esistenziale padre Piombanti - è disposto infine ad infilarsi un dito in culo per dimostrare che è in grado, poi, di saperselo levare...?»
Segnaliamo ai ricercatori e agli studiosi della materia che la locuzione in oggetto si può ancora udire in casa di mia sorella Argia ogni qual volta si ripresenta la vexata quaestio dell'intasamento periodico dell'acquaio di cucina; in tale frangente infatti mio cognato Oreste immancabilmente dice: «...lascia stare Argia, non lo chiamare l'idraulico, ci penso io a stasa' l'acquaio...»; al ché la sullodata, quanto mai opportunamente, risponde: «..ma cosa voi stasa' te... 'un ti sai leva' nemmeno un dito di 'ulo...».