tratto da IL manifesto
«A' schifosi, tutti muti se no v'ammazzamo» (la Celere di Roma contro i Livornesi)
by dal manifesto Saturday, Apr. 16, 2005 at 11:48 AM mail:
In una registrazione audio di un telefonino le violenze della polizia contro i tifosi del Livorno a Roma.
«A' schifosi! Scrivetelo sul Vernacoliere, merde! Scrivetele 'ste cose! Merda! Merde!!! Schifosi! Ohibò... Così non ci venite più qua, non ci dovete più venire qua... Stai zitto, tu, stai zitto e nun parlà'... Ve conviene sta' fermi e seduti perché sennò v'ammazziamo, seduti! E muti, muti, muti!!! Tutti dentro e seduti, tutti dentro e seduti, sennò ve pijamo tutti, uno per uno...» Poi rumori di botte a persone e a cose, grida di dolore. Questo audio, registrato con un telefonino da un coraggioso e scaltro tifoso livornese durante il raid poliziesco di domenica scorsa all'interno del treno alla stazione di San Pietro, non proverà che al momento dell'entrata allo stadio Olimpico, oltre a bandiere e striscioni (tra cui quello realizzato per ricordare i 140 morti del Moby Prince), ai livornesi sono state strappate maglie e sequestrate felpe solo perché raffiguranti stelle rosse, falci e martello e icone del Che. Malgrado i vetri infranti dei finestrini si trovassero all'interno del treno (rotti a sassate dagli agenti per impedire che gli ultras amaranto potessero riprendersi dall'effetto dei gas) e malgrado le porte degli scompartimenti siano state divelte dal corridoio dagli uomini in divisa per arrivare a contatto con i tifosi (che avevano provato a rinchiudersi dentro utilizzando cinture e mezzi di fortuna), non dimostrerà neanche che a danneggiare il treno sono state le forze dell'ordine. Idem sul fatto che alcuni poliziotti in evidente stato di eccitazione hanno puntato la pistola alla testa di alcuni tifosi e che contro di loro sono stati usati spray urticanti probabilmente illegali. Così come non potrà dimostrare che uno degli arrestati aveva sassi nella tasca perché intimato a farlo, sotto minaccia, da un agente. Dimostra però il clima di sfida che ha animato le forze dell'ordine. Dimostra che Lazio-Livorno non è stata una partita di calcio né per gli ultrà delle due squadre, né per coloro che hanno messo in piedi il piano d'ordine pubblico. Per la disparità di trattamento subito dalle due tifoserie, per l'acredine e la violenza verbale dimostrata dai tutori dell'ordine nei confronti dei tifosi ospiti, continuamente offesi e vessati non in quanto livornesi, né ultrà, ma in quanto «comunisti». Sono molte le registrazioni catturate dai tifosi, memori probabilmente dell'importanza e dell'impatto che alcuni filmati amatoriali del G8 ebbero sull'opinione pubblica. Registrazioni effettuate con tutti i rischi del caso. Lo sa benissimo quel ragazzo che con la propria telecamera, alla stazione, aveva ripreso tutti gli abusi degli agenti, e a cui per questo è stata rotta la macchina, sequestrata la cassetta e al quale poi è stato pure troncato un braccio, a freddo. Questo giornale ha già raccontato nei giorni scorsi quanto accaduto prima e durante la permanenza negli uffici della polizia di Tor Sapienza.
Ovviamente in città si respira un'aria pesantissima, ma per fortuna non c'è stata quella reazione violenta e immediata che in molti si aspettavano. Domenica il Livorno affronterà la Fiorentina, tifoseria con la quale non esistono particolari screzi, ma siamo certi che difficilmente potrà essere una partita come tante. Questo non significa che necessariamente debba accadere qualcosa di grave, però è immaginabile che da parte di molti tifosi ci sia poca voglia di fare il tifo. Anche perché il sostegno del tifo organizzato, già provato dalle 250 diffide, si troverà ben presto a fare i conti con altrettanti Daspo che prossimamente disporrà il questore di Roma, Marcello Fulvi. In poche parole, sparirà la «curva rossa».
Non è un caso che il questore di Livorno Antonino Puglisi, nemico dichiarato numero uno delle Brigate autonome livornesi (Bal), abbia voluto mettere le mani avanti riguardo a quanto potrebbe accadere domenica: «Se ci saranno incidenti prima della partita, non si giocherà». Ad alzare ulteriormente la tensione ci ha pensato mercoledì scorso Marcella Amadio (An, destra sociale), consigliera comunale e presidente provinciale del partito. Durante la seduta del consiglio comunale, ha detto di preferire il saluto romano del laziale Di Canio, piuttosto che quello a pugno chiuso del livornese Lucarelli. Apriti cielo. Marco Nocchi (Prc) ha abbandonato l'aula, Letizia Costa (Pdci) ha preannunciato un'interrogazione parlamentare della deputata Maura Cossutta. Poi, come se non bastasse, un cittadino ha interrotto il dibattito, proprio mentre stava parlando il sindaco Alessandro Cosimi, per protestare contro l'intervento effettuato dalla stessa Amadio: «Qui si è commesso un reato», ha urlato l'uomo prima di essere accompagnato fuori dall'aula da alcuni consiglieri. E ha aggiunto rivolto al sindaco: «Siete comunisti? Siete di sinistra? Dimostratelo».