Immagini difficili di dimenticare, un uomo che professa in lacrime la sua innocenza mentre va verso l'iniezione che lo condanna a morire. Era il 14 settembre del 2000, lui si chiamava Rocco Derek Barnabei, 33 anni italo-americano. Colpevole di aver violentato e ammazzato la sua ex fidanzata. Un tribunale della Virginia ordinò la condanna a morte. Nessuna veglia di preghiera, nessun appello alla clemenza, nessuna protesta fermò quel veleno. Oggi il caso di questo ragazzo, come tanti altri - addirittura 150 - dovrà essere soggetto ad accurate revisioni. È successo infatti che sia finito sotto indagine il laboratorio legale che aveva analizzato il dna di Barnabei sentenziando - e quella fu la prova decisiva alla sua condanna - che fosse lo stesso di quello trovato sotto un'unghia della vittima. Su quel laboratorio il governatore democratico della Virginia ha disposto l'apertura di un'indagine indipendente in seguito alla constatazione di un errore sull'esame del dna di un altro detenuto scagionato dopo essere stato rinchiuso per 7 anni dentro una cella nel braccio della morte di un penitenziario bunker. Un'inchiesta che chiama pesantemente in causa l'ex governatore repubblicano dello stato, Gilmore, accusato di aver più volte esercitato pressioni sui tecnici del laboratorio. Dall'87 ad oggi in Virginia sono state giustiziate 94 persone.
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