Stava dormendo, da almeno quattro anni, il sonno del giusto e sognava.
L'avevano risvegliato di colpo, nel pieno di un consiglio dei ministri, le voci concitate dei suoi generali che blateravano di recessione, di stagnazione, di PIL in caduta libera. Doveva essere come stare in una stiva di quei vecchi velieri che traversavano l'oceano alla conquista di un lembo di terra, il fasciame ormai fradicio faceva entrare acqua salata a ettolitri e i topolini impazziti squittivano intuendo la fine ingloriosa del loro viaggio.
"Silvio, fai qualcosa!!" gli aveva gridato Siniscalco, destandolo definitavamente dal suo sogno italiano. Lì per lì non aveva capito, intronato dalla lacca e la vista offuscata dal retino per i capelli sceso sugli occhi aveva palpato il culo a Tremonti scambiandolo per Veronica. Tremonti aveva gradito, facendo però notare che il suo padano posteriore non era bene demaniale come una spiaggia libera qualsiasi e che comunque lo avrebbe condonato per il gesto ardito.
Dopo essersi pettinato e aver riposto il rastrello di fianco al trono si alzò sui tacchi realizzando finalmente di trovarsi a palazzo Chigi. "Bene, sono Presidente del Consiglio, non stavo sognando" son state le sue prime parole. "Il Milan cosa ha fatto?" son state le seconde. "Presidente siamo in finale di Champions League" si era premurato Letta "ma non è questo il problema. Siamo in piena fase di recessione, stiamo con l'acqua alla gola" aveva buttato fuori di un fiato.
"Lo sapevo!" aveva sbottato Silvio "Chiamami Capello e Galliani, non possiamo finire in B mentre ci apprestiamo ad affrontare una finale di Champions!".
I topolini appolaiati sugli scranni con i pantaloni arrotolati alle ginocchia si guardarono sgomenti. Fini cercava disperatamente di accendere l'ultima Merit completamente bagnata; Buttiglione deglutiva terrorizzato all'idea di tornare a Bruxelles; Baccini sconsolato avrebbe voluto essere in Music Farm a trombarsi Dolcenera; Calderoli si chiedeva quanta polenta taragna potesse entrare in una valigia; Martino con voce strozzata urlava "Invadiamo San Marino!"; la più tranquilla era la Prestigiacomo che approfittava dell'acqua alle caviglie per un pediluvio rilassante prima di darsi lo smalto.
Letta fece ricorso a tutte le sue forze e sparò con voce stentorea: "Presidente, Il problema non è il Milan ma l'Italia!".
"O cribbio!" esclamò Silvio finalmente illuminato "Ma abbiamo di nuovo Zoff allenatore degli azzurri?".
Non sentì la risposta, si era già riaddormentato.