La nuova frontiera dello spazio passa per l’Italia. Sono i ricercatori del nostro paese ad aver messo a punto un nuovo sistema di propulsione destinato, almeno secondo le promesse, a rivoluzionare il sistema di trasporto nello spazio e, successivamente, quello aereo e terrestre.
Dallo spazio, ormai è quasi "storia", arrivano molte delle innovazioni che poi si ritrovano nella vita quotidiano, da quelle strettamente tecnologiche, fino ai tessuti di nuova generazione.
L’innovazione, che verrà presentata alla stampa domani, a Roma, è stata realizzata da un team di ricercatori guidati da Emidio Laureti, capo dell’Asp, l’associazione per lo sviluppo della propulsione spaziale che insieme alla Marconi Dynamics ha dato vita alla Wpe, Wave propulsione engine.
Energia elettrica invece di propellente chimico: è questo il perno della nuova tecnologia che si basa sulla Pnn, propulsione non newtoniana.
Per capire il concetto bisogna partire da quello che avviene nella tecnologia spaziale tradizionale: la mancanza di attrito nello spazio rende necessario utilizzare sistemi di propulsione che facciano ricorso all’espulsione di massa da parte del sistema di propulsione per la produzione dell’accelerazione costante necessaria allo spostamento.
In queste condizioni è la saturazione del propellente chimico presente nelle apparecchiature aerospaziali a garantire l’accelerazione necessaria a produrre lo spostamento. I sistemi a propulsione Pnn, invece, esercitano al forza di azione su un campo elettromagnetico e quindi su una sorta di massa di reazione infinitamente più leggera di quella utilizzata dalla propulsione chimica.
Il campo elettromagnetico viene emesso dal sistema Pnn ed è indipendente dal propulsore stesso una volta emesso.
Il punto di forza di questa tecnologia è che l’elettricità è una fonte di approvvigionamento facilmente recuperabile anche nello spazio. Pannelli solari e piccoli reattori nucleari, dicono i ricercatori, risolverebbero il problema dell’approvvigionamento, aprendo gli scenari a possibilità esplorative dello spazio teoricamente infinite.
Il principio fisico su cui si basa il prototipo del nuovo sistema hitech denominato P26MR05, oltre che più economico e efficiente, secondo l’Asps, dovrebbe ridurre anche i rischi di incidenti nello spazio.
( fonte: http://66.102.9.104/search?q=cache:n...spaziale&hl=it )
Non mi fa ricercare se l'articolo è già presente, quindi lo posto!
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