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Discussione: scarpe

  1. #1
    Utente di HTML.it
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    Jun 2004
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    scarpe

    Articolo interessante, purtroppo non so di chi.

    --


    lavoratori svelano le spaventose condizioni di lavoro
    Orari infernali, sfruttamento e paghe da fame
    I lager cinesi che fabbricano
    il sogno occidentale
    dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI


    Per confezionare un paio di Timberland, vendute in Europa a 150 euro, nella
    città di Zhongshan un ragazzo di 14 anni guadagna 45 centesimi di euro.
    Lavora 16 ore al giorno, dorme in fabbrica, non ha ferie né assicurazione
    malattia, rischia l'intossicazione e vive sotto l'oppressione di
    padroni-aguzzini. Per fabbricare un paio di scarpe da jogging Puma una
    cinese riceve 90 centesimi di euro: il prezzo in Europa è 178 euro per il
    modello con il logo della Ferrari. Nella fabbrica-lager che produce per la
    Puma i ritmi di lavoro sono così intensi che i lavoratori hanno le mani
    penosamente deformate dallo sforzo continuo.

    Gli operai cinesi che riforniscono i nostri negozi - l'esercito proletario
    che manda avanti la "fabbrica del mondo" - cominciano a parlare. Rivelano le
    loro condizioni di vita a un'organizzazione umanitaria, forniscono prove
    dello sfruttamento disumano, del lavoro minorile, delle violenze, delle
    malattie. Qualche giornale cinese rompe l'omertà. Ci sono scioperi
    spontanei, in un Paese dove il sindacato unico sta dalla parte dei padroni.
    Vengono alla luce frammenti di una storia che è l'altra faccia del miracolo
    asiatico, una storia di sofferenze le cui complicità si estendono dal
    governo di Pechino alle multinazionali occidentali.

    La fabbrica dello "scandalo Timberland" è nella ricca regione meridionale
    del Guangdong, il cuore della potenza industriale cinese, la zona da cui
    ebbe inizio un quarto di secolo fa la conversione accelerata della Cina al
    capitalismo.
    L'impresa di Zhongshan si chiama Kingmaker Footwear, con capitali taiwanesi,
    ha 4.700 dipendenti di cui l'80% donne. Ci lavorano anche minorenni di 14 e
    15 anni. La maggioranza della produzione è destinata a un solo cliente,
    Timberland. Kingmaker Footwear è un fornitore che lavora su licenza,
    autorizzato a fabbricare le celebri scarpe per la marca americana. Le
    testimonianze dirette sui terribili abusi perpetrati dietro i muri di quella
    fabbrica sono state raccolte dall'associazione umanitaria China Labor Watch,
    impegnata nella battaglia contro lo sfruttamento dei minori e le violazioni
    dei diritti dei lavoratori.

    Le prove sono schiaccianti. Di fronte a queste rivelazioni il quartier
    generale della multinazionale ha dovuto fare mea culpa. Lo ha fatto in
    sordina; non certo con l'enfasi con cui aveva pubblicizzato il premio di
    "migliore azienda dell'anno per le relazioni umane" decretatole dalla
    rivista Fortune nel 2004. Ma attraverso una dichiarazione ufficiale firmata
    da Robin Giampa, direttore delle relazioni esterne della Timberland, ora i
    vertici ammettono esplicitamente: "Siamo consapevoli che quella fabbrica ha
    avuto dei problemi relativi alle condizioni di lavoro. Siamo attualmente
    impegnati ad aiutare i proprietari della fabbrica a migliorare".
    I "problemi relativi alle condizioni di lavoro" però non sono emersi durante
    le regolari ispezioni che la Timberland fa alle sue fabbriche cinesi (due
    volte l'anno), né risultano dai rapporti del suo rappresentante permanente
    nell'azienda. Sono state necessarie le testimonianze disperate che gli
    operai hanno confidato agli attivisti umanitari, rischiando il licenziamento
    e la perdita del salario se le loro identità vengono scoperte. "In ogni
    reparto lavorano ragazzi tra i 14 e i 16 anni", dicono le testimonianze
    interne: uno sfruttamento di minori che in teoria la Cina ha messo
    fuorilegge. La giornata di lavoro inizia alle 7.30 e finisce alle 21 con due
    pause per pranzo e cena, ma oltre l'orario ufficiale gli straordinari sono
    obbligatori.
    Nei mesi di punta d'aprile e maggio, in cui la Timberland aumenta gli
    ordini, "il turno normale diventa dalle 7 alle 23, con una domenica di
    riposo solo ogni 2 settimane; gli straordinari s'allungano ancora e i
    lavoratori passano fino a 105 ore a settimana dentro la fabbrica". Gli
    informatori dall'interno dello stabilimento hanno fornito 4 esemplari di
    buste paga a China Labor Watch. La paga mensile è di 757 yuan (75 euro) "ma
    il 44% viene dedotto per coprire le spese di vitto e alloggio". Vitto e
    alloggio significa camerate in cui si ammucchiano 16 lavoratori su brandine
    di metallo, e una mensa dove "50 lavoratori sono stati avvelenati da
    germogli di bambù marci". In fabbrica i manager mantengono un clima
    d'intimidazione "incluse le violenze fisiche; un'operaia di 20 anni
    picchiata dal suo caporeparto è stata ricoverata in ospedale, ma l'azienda
    non le paga le spese mediche".
    Un mese di salario viene sempre trattenuto dall'azienda come arma di
    ricatto: se un lavoratore se ne va lo perde. Altre mensilità vengono
    rinviate senza spiegazione. L'estate scorsa il mancato pagamento di un mese
    di salario ha provocato due giorni di sciopero.

    Anche il fornitore della Puma è nel Guangdong, località Dongguan. Si chiama
    Pou Yuen, un colosso da 30.000 dipendenti. In un intero stabilimento,
    l'impianto F, 3.000 operai fanno scarpe sportive su ordinazione per la
    multinazionale tedesca. La lettera di un'operaio descrive la sua
    giornata-tipo nella fabbrica. "Siamo sottoposti a una disciplina di tipo
    militare. Alle 6.30 dobbiamo scattare in piedi, pulirci le scarpe, lavarci
    la faccia e vestirci in 10 minuti. Corriamo alla mensa perché la colazione è
    scarsa e chi arriva ultimo ha il cibo peggiore, alle 7 in punto bisogna
    timbrare il cartellino sennò c'è una multa sulla busta paga. Alle 7 ogni
    gruppo marcia in fila dietro il caporeparto recitando in coro la promessa di
    lavorare diligentemente. Se non recitiamo a voce alta, se c'è qualche errore
    nella sfilata, veniamo puniti. I capireparto urlano in continuazione.
    Dobbiamo subire, chiunque accenni a resistere viene cacciato. Noi operai
    veniamo da lontani villaggi di campagna. Siamo qui per guadagnare. Dobbiamo
    sopportare in silenzio e continuare a lavorare. (...) Nei reparti-confezione
    puoi vedere gli operai che incollano le suole delle scarpe. Guardando le
    loro mani capisci da quanto tempo lavorano qui. Le forme delle mani cambiano
    completamente. Chi vede quelle mani si spaventa. Questi operai non fanno
    altro che incollare... Un ragazzo di 20 anni ne dimostra 30 e sembra
    diventato scemo. La sua unica speranza è di non essere licenziato. Farà
    questo lavoro per tutta la vita, non ha scelta. (...) Lavoriamo dalle 7 alle
    23 e la metà di noi soffrono la fame. Alla mensa c'è minestra, verdura e
    brodo. (...) Gli ordini della Puma sono aumentati e il tempo per mangiare
    alla mensa è stato ridotto a mezz'ora. (...) Nei dormitori non abbiamo
    l'acqua calda d'inverno". Un'altra testimonianza rivela che "quando arrivano
    gli uomini d'affari stranieri per un'ispezione, gli operai vengono avvisati
    in anticipo; i capi ci fanno pulire e disinfettare tutto, lavare i
    pavimenti; sono molto pignoli".
    Minorenni alla catena di montaggio, fabbriche gestite come carceri, salari
    che bastano appena a sopravvivere, operai avvelenati dalle sostanze
    tossiche, una strage di incidenti sul lavoro. Dietro queste piaghe c'è una
    lunga catena di cause e di complicità. Il lavoro infantile spesso è una
    scelta obbliga per le famiglie. 800 milioni di cinesi abitano ancora nelle
    campagne dove il reddito medio può essere inferiore ai 200 euro all'anno.
    Per i più poveri mandare i figli in fabbrica, e soprattutto le figlie, non è
    la scelta più crudele: nel ricco Guangdong fiorisce anche un altro mercato
    del lavoro per le bambine, quello della prostituzione. Gli emigranti che
    arrivano dalle campagne finiscono nelle mani di un capitalismo cinese
    predatore, avido e senza scrupoli, in un paese dove le regole sono spesso
    calpestate. Alla Kingmaker che produce per la Timberland, gli operai dicono
    di non sapere neppure "se esiste un sindacato; i rappresentanti dei
    lavoratori sono stati nominati dai dirigenti della fabbrica".
    Le imprese che lavorano su licenza delle multinazionali occidentali, come la
    Kingmaker e la Pou Yuen, non sono le peggiori. Ancora più in basso ci sono i
    padroncini cinesi che producono in proprio. Per il quotidiano Nanfang di
    Canton, i due giornalisti Yan Liang e Lu Zheng sono riusciti a penetrare in
    un distretto dell'industria tessile dove il lavoro minorile è la regola,
    nella contea di Huahu. Hanno incontrato Yang Hanhong, 27 anni, piccolo
    imprenditore che recluta gli operai nel villaggio natale. Ha 12 minorenni
    alle sue dipendenze. Il suo investimento in capitale consiste nell'acquisto
    di forbici e aghi, con cui i ragazzini tagliano e cuciono le rifiniture dei
    vestiti. "La maggior parte di questi bambini - scrivono i due reporter -
    soffrono di herpes per l'inquinamento dei coloranti industriali. Con gli
    occhi costretti sempre a fissare il lavoro degli aghi, tutti hanno malattie
    della vista. Alla luce del sole non possono tenere aperti gli occhi
    infiammati. Lamentano mal di testa cronici. Liu Yiluan, 13 anni, non può
    addormentarsi senza prendere 2 o 3 analgesici ogni sera. Il suo padrone dice
    che Liu gli costa troppo in medicinali".
    Se mai un padrone venisse colto in flagrante reato di sfruttamento del
    lavoro minorile, che cosa rischia? Una multa di 10.000 yuan (mille euro),
    cioè una piccola percentuale dei profitti di queste imprese. La revoca della
    licenza invece scatta solo se un bambino "diventa invalido o muore sul
    lavoro". Comunque le notizie di processi e multe di questo tipo
    scarseggiano. La battaglia contro lo sfruttamento del lavoro minorile non
    sembra una priorità per le forze dell'ordine.
    Tra le marche straniere Timberland e Puma sono il campione rappresentativo
    di una realtà più vasta. Per le opinioni pubbliche occidentali le
    multinazionali compilano i loro Social Reports, quei "rapporti sulla
    responsabilità sociale d'impresa" di cui la Nike è stata il precursore.
    Promettono trasparenza sulle condizioni di lavoro nelle fabbriche dei loro
    fornitori. Salvo "scoprire" con rammarico che i loro ispettori non hanno
    visto, che gli abusi continuano. Diversi auditor denunciano il fatto che in
    Cina ora prolifera anche la contraffazione delle buste-paga, i falsi
    cartellini orari, le relazioni fasulle degli ispettori sanitari: formulari
    con timbri e numeri artefatti per simulare salari e condizioni di lavoro
    migliori, documenti da dare alle multinazionali perché mettano a posto le
    nostre coscienze. La Nike nel suo ultimo Rapporto Sociale dice delle sue
    fabbriche cinesi che "la falsificazione da parte dei manager dei libri-paga
    e dei registri degli orari di lavoro è una pratica comune".
    La parte delle belle addormentate nel bosco non si addice alle
    multinazionali. I loro ispettori possono anche essere ingenui ma i numeri, i
    conti sul costo del lavoro, li sanno leggere bene in America e in Germania
    (e in Francia e in Italia). La Puma sa di spendere 90 centesimi di euro per
    un paio di sneakers, gli stessi su cui poi investe ben 6 euro in costose
    sponsorizzazioni sportive. La Timberland sa di pagare mezzo euro l'operaio
    che confeziona scarpe da 150 euro.
    Hu Jintao, presidente della Repubblica popolare e segretario generale del
    partito comunista cinese, ha accolto lunedì a Pechino centinaia di top
    manager, industriali e banchieri stranieri venuti per il Global Forum di
    Fortune. Il discorso di Hu di fronte ai rappresentanti del capitalismo
    mondiale è stato interrotto da applausi a scena aperta. Il quotidiano
    ufficiale China Daily ha riassunto il suo comizio con un grande titolo in
    prima pagina: "You come, you profit, we all prosper". Voi venite, fate
    profitti, e tutti prosperiamo. Non è evidente chi sia incluso in quei
    "tutti", ma è chiaro da che parte sta Hu Jintao.

  2. #2
    c'è già
    Non andare, vai. non restare, stai. non parlare, parlami di te...
    .oO Anticlericale Oo.

  3. #3
    Utente di HTML.it L'avatar di miki.
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    ecco perchè compro le scarpe direttamente dai cinesi
    You cannot discover new oceans unless you have the courage to lose sight of the shore

    Caro Dio, quando nelle preghiere ti chiedevo di far morire quel pedofilo truccato, liftato,mentalmente disturbato e di colore indefinibile, non intendevo Michael Jackson.

  4. #4
    Utente bannato
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    3,357
    [supersaibal]Originariamente inviato da seifer is back
    c'è già [/supersaibal]

  5. #5

    Re: scarpe

    [supersaibal]Originariamente inviato da Laceiba
    Articolo interessante, purtroppo non so di chi.

    --


    lavoratori svelano le spaventose condizioni di lavoro
    Orari infernali, sfruttamento e paghe da fame
    I lager cinesi che fabbricano
    il sogno occidentale
    dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI


    [/supersaibal]
    forse lui
    Non andare, vai. non restare, stai. non parlare, parlami di te...
    .oO Anticlericale Oo.

  6. #6
    Utente di HTML.it
    Registrato dal
    Jun 2004
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    Re: Re: scarpe

    [supersaibal]Originariamente inviato da seifer is back
    forse lui [/supersaibal]
    Ho avuto anch'io questa intuizione ma "nostro" di chi?

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