Prima parte.
Non so da dove iniziare esattamente, per raccontare il mio viaggio a Chicago. Non ho avuto occasione di vedere moltissimo, perché ero lì per lavoro. Però ho conosciuto un po' di gente, ho fatto qualche foto, ho girato per un po' di posti, e ho avuto generalmente l'impressione che gli americani abbiano un grosso "vuoto", storico soprattutto, da riempire. Si vede che è un popolo bambino, giovane. Tutto è più grande, le strade le macchne, le porzioni di cibo, i grattacieli. Ma tutto è anche enormemente più di "facciata". Un grosso set di un film western, tanto per intenderci.
Quando sono arrivato all'aeroporto sono salito su un taxi guidato da un indiano. Con il suo accento stampatissimo, mentre mi portava all'hotel mi ha indicato un grattacielo, il più alto degli USA. - Da quando non ci sono più le torri gemelle? - chiedo io. - No no... le torri erano seconde per altezza. Poi qui a chicago c'è anche quello che era il terzo, lo ved? Lì. Ora è il secondo. Quindi qui abbiamo i primi due grattacieli del paese. - mi fa - Perché devi considerare le antenne.
Le antenne. Le antenne fanno altezza. Sono andato a vederlo, il secondo grattacielo. E' la Water Tower, mi pare che si chiami così. E'impressionante:
Però entri, e nell'ascensore ci sono due pulsanti: Terra e Ultimo Piano. 96 piani li fa in 10 secondi circa, roba che ti si tappano le orecchie. In mezzo non ho capito cosa ci sia. Così come quando sei su. La porta di uscita di emergenza è abbastanza inquietante:
"Prossima uscita a livello della strada". Quello che c'è in mezzo serve a sostenere questa grandezza e basta? Sicuramente no, però l'impressione è quella.
Grattacieli, dappertutto. Sembra quasi una gara a chi tira su il niente più clamoroso.
Gli americani sono dei sempliciotti, hanno molto entusiasmo per quello che hanno e per quello che sono.
Ho avuto occasione di vedere da vicino la realtà del lavoro operaio. Lavoravo in una fiera, e coordinavo insieme ad altre persone i montatori degli stand e i tecnici che servivano. Perché negli stati uniti non puoi portare manodopera. I lavoratori devono essere solo locali, e c'è una lobby sindacalista potentissima, che è in diritto di appioppare multe salatissime alle società che non vogliono utilizzare la manodopera locale. Manodopera che poi, appunto, è infantilmente simpaticissima ma anche abbastanza lavativa e lenta nel lavorare. Ogni due ore si fanno i loro 20 minuti/mezz'ora di pausa, mollano giù tutto e vanno a mangiarsi i loro panini deambulanti. E non puoi dirgli niente. - Noi lavoriamo eh! La pausa ce la meritiamo! Mica come voi italiani. - e ride. Verrebbe voglia di mandarlo affanculo, però poi sono casini con i sindacati, meglio lasciar perdere e rispondere al sorriso.
I tassisti poi.
Scordatevi di avere indietro il resto, negli stati uniti, da un tassista. La corsa costa 13 dollari e 25, mancia compresa? Gliene dai 15, grazie e arrivederci. poi guidano come dei pazzi, roba da stare male. Mi è vanuta in mente, in un'occasione, una citazione dotta da un film di Pierino.
- Nonno, ma le mignotte possono avé i figli?
- Eccerto, sinnò come nascono i tassinari?
Di locali ce ne sono molti. Siamo stati una sera all'Howl at The Moon. Un locale con musica dal vivo, quattro musicisti che si scambiavano continuamente gli strumenti e suonavano canzoni a richiesta. Io ho chiesto Shake Your Tail Father, di Ray Charles. Il pianista al microfono fa:
- Chi ha chiesto questa canzone?
Alzo la mano.
- Good work, guy!
Attacca, e tutto lo staff del locale rifà il balletto della scena dei Blues Brothers dove nonno Ray canta quella meravigliosa canzone.
Una cosa divertentissma, bellissima da vedere e da ascoltare. Ma un po' me l'aspettavo che sarebbe successo. Gli Americani vivono costantemente in un film, e sono strafelici quando posono dimostrarlo. Lo senti anche in quello che dicono e come lo dicono, come la cameriera della Morton's Stick House che mi saluta dicendomi:
- How do you do, honey?
Honey? Dolcezza? A me? Ehi tizia, ma il copione chi te l'ha scritto?