Quando sei nato non puoi più nasconderti
(Italia, Uk, Francia, 2005)
Sandro, 12 anni, figlio di un piccolo industriale bresciano, cade nottetempo dalla barca con cui sta navigando nell’Egeo in compagnia del padre e di un amico di famiglia. Dopo una notte passata in mare, viene raccolto da una delle tante carrette di disperati che ha per meta l’Italia. Fa amicizia con due giovani rumeni, Radu e la sorella Alina. Sbarcato in Italia, rimane ospite del centro di accoglienza fino a che i genitori vanno a prelevarlo. Tornato a Brescia, lo raggiungono i due amici rumeni , nel frattempo fuggiti dal centro di accoglienza. Il nuovo incontro non sarà però felice.
In sintesi, la trama del film è questa. Che cosa abbia voluto però raccontarci Marco Tullio Giordana (il regista) con questo suo film devo ancora capirlo.
Che al Nord viva gente discretamente danarosa e che non si fa mancare nulla non mi sembra una novità, né che nelle “fabrichètte” del bresciano lavorino ormai parecchi extracomunitari.
Che masse di migranti raggiungano il nostro paese in condizione disumane, su natanti di fortuna condotti da gente senza scrupoli, nemmeno.
Che i centri di accoglienza facciano quello che possono e che le condizioni di accoglienza siano spesso carenti, lo sappiamo.
Che gli immigrati clandestini si arrabattino a vivere di espedienti e ad abitare in vecchi edifici, sappiamo anche questo.
Per cui, qual è lo scopo del film? Ricordarci che noi abitanti dell’Europa ricca siamo stati fortunati? D’accordo, ma anche questo lo sappiamo, e allora? Che l’incontro tra culture diverse è difficile? E dov’è la novità? Chi sul problema ha un minimo di informazione può guardare il film soltanto con la curiosità di sapere come va a finire, perché di nuovo rispetto alle sue conoscenze troverà ben poco. E troverà persino fastidiosi gli stereotipi usati dal regista, quali la superficialità della famiglia bresciana, i dialoghi e le situazioni ampiamente prevedibili, l’atteggiamento degli immigrati, la figura del prete direttore del centro, l’atteggiamento francamente poco credibile di un dodicenne viziatello nei confronti di problemi che sembra conoscere da sempre… Tutto abbastanza superficiale come contenuto, in un film che non mi è sembrato decollare mai, nemmeno nella parte finale, ridotta ad un incontro-scontro di incomunicabilità, che si perde nel vago di una dissolvenza…
Sembra più una fiction televisiva che non cinema, e c’è da chiedersi dove si stia perdendo il regista di un film pur valido come “I cento passi” …
Bah…
Trama: **1/2
Cast: **1/2
Regia: **
Musica: **
Globale: **