“La televisione deve essere educata o educativa?” E’ domenica. Va in onda l’ultima puntata di Che tempo fa. In studio c’è Enzo Biagi. E’ per lui la domanda. E certo Fabio Fazio è tra i pochi che, in RAI o in Mediaset, possano farla senza arrossire. La sua è una televisione educata, e non solo perché rifugge dalla volgarità intellettuale di quasi tutti gli altri talk show. Lo è anche per l’intelligenza con cui sceglie i suoi ospiti, evitando di rincorrere servilmente i potenti. E cosa c’è di più maleducato e triviale del servilismo?
Da tre anni, ci ricorda Fazio, Biagi non mette piede in uno studio della Rai. Ma questa sera è qui, proprio in uno studio, davanti ai suoi amici e ai suoi collaboratori. I quali stanno tutti in piedi e lo applaudono. E lui? Lui fatica a nascondere la commozione. “Ti sono molto grato” dice al suo intervistatore. Poi aggiunge “ A te…e a quelli che lo hanno concesso”.
E a noi pare che questo verbo terribile – concedere – sia il segno della volgarità in cui la televisione è precipitata. Chi mai può accettare che un vecchio, grande giornalista abbia bisogno di una “concessione” per entrare in uno studio della Rai? Meglio ancora: chi mai può accettare che ne abbia bisogno un giornalista, vecchio o giovane, grande o piccolo? Eppure, c’è chi lo ha accettato.
Fazio, d’altra parte, cerca di sminuire il merito che il suo ospite gli attribuisce. Quella di invitarla, dice “non è stata un’idea originale” E poi, aggiunge con un sorriso che tutto è fuorchè ingenuo, “l’avranno invitata…tutto il mondo”
La risposta di Biagi è breve, e terribile come quel tal verbo “No…no”, D’altra parte, spiega, “considera che io avrei fatto una televisione criminosa…” e poi, per giunta “ sono recidivo, farei tutto quello che ho fatto. Lo rifarei da capo”.
Parla lento e pacato, il noto criminale, con l’educazione che gli viene da una lunga abitudine a guardare e raccontare il mondo. Poi, rivolto a Fazio e a tutti noi “vedi, nel nostro mestiere ci sono uomini buoni per tutte le stagioni” Io invece “avevo vent’anni nel 1940” E par che voglia dire: ne ho viste troppe, per accettare che mi suggeriscano quello che devo dire, chi devo intervistare e chi devo servire.
Poi arriva quella tale domanda: la televisione deve essere educata o educativa? La pongo a lei, precisa Fazio, “perché so che ha delle idee rivoluzionarie, sulla televisione”.
La risposta di Biagi lo è, rivoluzionaria e forse proprio criminosa.” Deve essere educata. Io sono un po’ all’antica. L’educazione te la dà la famiglia, tuo padre e tua madre, poi la maestra della prima elementare, quando passi dalle aste e scopri che ci sono le parole…” . Già, le parole. Quando uno è educato a conoscerne il valore, poi finisce che ci prende gusto, e non aspetta alcuna “concessione” per usarle.
E la televisione educativa? Su di essa Biagi non dice niente. A noi però ne viene in mente una: quella in cui si colpisce un vecchio, grande giornalista, allo scopo di educarne tanti altri, magari piccoli e giovani, alle virtù e ai vantaggi del servilismo.
Als Ob – Il Sole 24 Ore – 29/05/2005