Don Franzoni, il prete ribelle: immorale l’invito ad astenersi
ROMA - «L’appello del cardinal Ruini al non voto è una violenza, un atto immorale da un punto di vista non solo laico ma anche cristiano». Sono passati 31 anni ma don Giovanni Franzoni non ha cambiato idea: nel 1974 disse che, per il referendum sul divorzio, i cattolici non dovevano seguire le indicazioni della Chiesa ma votare secondo coscienza. Gli costarono la sospensione a divinis , quelle parole. Una decisione su cui il Vaticano ha poi fatto marcia indietro, sperando che don Franzoni tornasse nell’ombra. Ma «prete ribelle Gianni», come lo chiamano i suoi nella Comunità di San Paolo a Roma, non ha seguito quel consiglio: prima si è sposato in Comune con una donna giapponese, matrimonio mai riconosciuto dalla Chiesa. Ed ora annuncia i suoi quattro sì ai referendum sulla fecondazione assistita. Perché definisce immorale l’appello del cardinal Ruini?
«Perché il non voto, facendo mancare il quorum e annullando il referendum, passa con gli scarponi chiodati sulla volontà dei cittadini che dicono sì o no. Annulla le loro opinioni».