"Il grafico 1 mostra lo spread nei tassi di interesse sui prestiti a dieci anni in Italia rispetto al "best performer" in Europa. L’inizio del campione è il 1996: possiamo infatti pensare che solo dalla seconda metà di quell’anno un premio di credibilità legato all’anticipazione di una futura entrata nella moneta unica possa aver influito sulle aspettative dei mercati finanziari e del credito. All’inizio del 1996, se prendiamo come termine di paragone in Europa il Paese con i tassi in quel momento più bassi, le imprese in Italia pagavano tassi di interesse sui prestiti superiori di circa 4 punti e mezzo percentuali."
"Di maggiore impatto per la ricchezza degli italiani può essere stato l’andamento dello spread sui mutui immobiliari. Il grafico 2 paragona i tassi sui mutui a trent’anni in Italia e Germania nello stesso periodo 1996-2004. Nel ‘96 in Italia si pagavano tassi nominali sui mutui circa doppi rispetto alla Germania. Oggi sono addirittura più bassi."
"Uno studio recente sull’Unione monetaria europea conclude che l’introduzione dell’euro ha già incrementato la quota di commercio internazionale dei Paesi aderenti tra l’8 e il 16 per cento quando confrontata con la quota di commercio tra Paesi non aderenti all’Ume.
Confrontando l’andamento della quota di commercio internazionale dell’Italia all’interno dell’Ocse dal 1990 al 2003, raffrontata al Regno Unito, si nota il trend decrescente per l’Italia fino alla fine del 1999, anno di introduzione dell’euro. Dal 2000 la quota di commercio ricomincia a crescere (dal 3,7 al 4 per cento). Sorprende che la quota di commercio intra Ocse per il Regno Unito è andata in flessione dopo il 1999, passando dal 5,7 al 5,2%."
Fonte METRO.