Questa polemica sull’IRAP mi sembra evidenzi tutte le contraddizioni di un sistema che, giunto ormai al limite, non trova di meglio che rimpallare le accuse dall’uno all’altro protagonista.
Industriali e artigiani protestano e vorrebbero l’abolizione dell’imposta per rilanciare le imprese.
Dimenticano (e lo dimentica anche l’opinione pubblica, purtroppo) che l’IRAP, introdotta dal governo Prodi nel ’97, andò a sostituire una serie di imposte, tra cui l’ILOR, ben più onerose per le imprese italiane.
Nel solo primo anno di applicazione dell’IRAP, il Fisco denunciò un ammanco di entrate fiscali di ben 5.000 miliardi di lire di allora, dopo l’introduzione dell’imposta. Tutti soldi che le imprese avevano risparmiato, evidentemente, e che continuarono a risparmiare negli anni successivi.
Adesso, imputare all’IRAP parte della mancata competitività delle imprese che negli ultimi anni non hanno reagito minimamente alle mutate condizioni di mercato, dimenticandosi che non era più possibile continuare a produrre e vendere come all’epoca delle svalutazioni periodiche della liretta, è ridicolo.
Montezemolo e soci dovrebbero fare un po’ di sana autocritica.
D’altra parte, non è che il governo, in quanto a critiche, possa ritenersi esente.
Eletto con la promessa (regolarmente disattesa) di riduzione delle tasse, ADESSO si è accorto che non è possibile mantenere la promessa, causa deficit di cassa, dopo che anni di propaganda martellante hanno battuto su un tasto che i più avveduti già avevano dimostrato irrealizzabile.
Addirittura il taglio è slittato all’anno prossimo (anno elettorale, quindi figurarsi).
Non solo, il blocco del ravvedimento operoso obbligherà le imprese al versamento dell’acconto IRAP del 20 giugno, mentre le imprese si preparavano a pagarlo in ritardo (o a non pagarlo affatto), fidando sulla sentenza della corte europea che dovrebbe decretare l’illegalità dell’IRAP, e quindi metterle al riparo da un versamento non dovuto, o comunque procrastinabile.
Tremonti addirittura si vanta del provvedimento.
Considerata la sua carriera come ministro, e ciò che ha combinato, direi che ha poco di che vantarsi.
In generale direi che al solito stiamo dando un pessimo esempio.
http://www.repubblica.it/2005/f/sezi...pubblici9.html