Madrid. Ma dov’è Zapatero? Nel grande corteo di ragazzi occhialuti disegnati sulla copertina del settimanale spagnolo Epoca, il premier naturalmente non c’è. I manifestanti, infatti, innalzano cartelli che compongono un inno contro le leggi varate dal governo socialista di Madrid. Leggi che, come è noto, si incaricano di regolamentare il matrimonio omosessuale e la possibilità di adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso. Epoca è un periodico di destra, poco propenso a uno stile british. All’interno di un affilato articolo sulla “Famiglia, l’altra vittima del governo”, non si perita di innestare un box sul “Seguente passo: l’incesto”. Si tratta di un angolo estremo di un movimento di protesta più ampio, un angolo che non si tira indietro in una gara di popolarità tra i cittadini ingaggiata contro il premier. Infatti, il titolone di Epoca che si domanda “Donde està Zapatero?” vuole imitare al contrario il preteso “socialismo ciudadano” del capo del governo. Un socialismo, cioè, che tenga in massimo conto le opinioni della maggioranza dei cittadini. Ma che certo non parteciperà alla grande (almeno nelle previsioni degli organizzatori) manifestazione che sfilerà sabato pomeriggio nelle vie di Madrid a sostegno della famiglia tradizionale.
Difficile valutare le dimensioni dell’affluenza. Probabile però prevedere la composizione del corteo, che sarà dominato dalla mobilitazione delle associazioni cattoliche. Una sorta di nuovo inizio anche per esse. Infatti, come ricorda al Foglio José Luis Restan, direttore dei programmi religiosi della radio di ispirazione cattolica Cope, “è dai primi anni Ottanta, cioè dai tempi del governo Gonzáles, che l’associazionismo cristiano non si misura con la piazza. Molti credenti però sono convinti che con questa legge si sia toccato un valore troppo importante. Un valore civile e sociale”.
Certo, un grande aiuto è arrivato dal Partito popolare: alcuni suoi rappresentati parteciperanno alla manifestazione. I laici del Pp osservano con prudenza l’agitarsi dei compagni di partito più “religiosi”, e danno l’impressione di non sapere bene dove collocarsi. “Sono in una posizione delicata”, dice Restan, che dal suo osservatorio racconta i popolari: legati sì a una moderata vena libertaria mostrata già nei governi Aznar, ma sempre più attenti all’ascolto di quella parte di base contraria al radicalismo di Zapatero. Il Pp ha deciso di provare a togliersi di dosso l’opacità degli ultimi mesi. “E’ – per così dire – proprio il governo Zapatero ad aver portato in piazza l’opposizione, con la radicalità del suo operato”, spiega Restan. Ora resta da vedere se questa rivendicazione di identità saprà coinvolgere gli spagnoli. E’ difficile far breccia tra i socialisti, sperare cioè in una riedizione iberica di quella parte del centrosinistra italiano, anche laico, che non si è speso per il “sì” al recente referendum. “E’ piuttosto strano: pochissimi a sinistra hanno mostrato chiara discrepanza con la posizione ufficiale del partito”, dice Restan. Soltanto due senatori del Psoe, almeno a quanto consta, hanno preannunciato che non parteciperanno alla votazione della legge: Francisco Vásquez e la catalana Mercedes Aroz, la quale lamenta che “la legge non dà priorità ai diritti degli infanti” e “non mantiene l’equilibrio necessario” tra la difesa “di una minoranza di omosessuali e la salvaguardia degli interessi generali”.
Quel che manca alla guerra culturale
A occhio, nelle strade di Madrid non sembra comunque serpeggiare un’incontenibile riscoperta identitaria di una Spagna delle radici. L’attesa della manifestazione pare emozionare soltanto una porzione ben definita di cittadini. Il che non vuol dire che l’opinione pubblica sia pervasa di aneliti libertari del tutto dimentichi del costume sociale iberico. Piuttosto, sembra palesarsi la difficoltà di coinvolgere in una battaglia laica ma tradizionalista molti singoli cittadini, che sarebbero pur d’accordo nel porre un freno alla legislazione gay friendly di Zapatero, ma non sono parte dell’associazionismo cattolico.
Così finisce che anche il taxista Gregorio ha le idee un po’ confuse. Dopo aver prudentemente chiesto al passeggero se non sia per caso “homosexual”, e, rassicurato, essersi poi esibito in una sbrodolata senza briglia sui gay, ora chiamati “maricones” (suppergiù: finocchi) con un sapiente alternare del registro linguistico, Gregorio dichiara che sabato prossimo a Madrid ci sarà un gay pride. Informato del fatto che la manifestazione avrà un segno piuttosto diverso, il conducente commenta ineffabile: “Allora sarà pieno di gente”. Però, visto che per ora la propaganda dei promotori non scalda il cuore di molti possibili partecipanti, o perlomeno non è ancora forte e chiara, il corteo rischia di non vedere tra i marciatori molti potenziali aderenti.
(16/06/2005)
Fonte: Walt Disney
nemmeno in Spagna si può star tranquilli...