Niente è stato più uguale a prima, da quando Jaco ha poggiato le sue lunghe dita sulla tastiera di un basso.
Ha inventato un modo di suonare completamente diverso, ha interpretato gli standard jazz come nessuno prima, ha sperimentato tecniche impensabili, ha fuso jazz, caraibica, reggae, rock, classica, è morto nella disperazione della solitudine, tra i sensi di colpa.
Fin da giovanissimo si è sempre presentato così: "Sono il più grande bassista del mondo". E lo è stato davvero, insuperabile e tutt'ora insuperato.
Un Io sconfinato che gli permetteva di fare cose sconfinate, sul palco, e nella vita.