E' un antico vizio/debolezza di Hollywood quello di identificare un personaggio con un attore, fino a renderne il ruolo inscindibile dalla sua figura. Dalle icone come il dinoccolato James Stewart che rappresentava l'americano medio, onesto e convinto assertore di un certo ottimismo stampo stelle e strisce, passando via via per il duro come James Cagney, il magnetico Bogart, il legnoso John Wayne, ecc... Un approccio mai abbandonato, anzi, perseguito con pervicacia, ora a scopo di propaganda, ora perché faceva comodo economicamente (già dagli albori scritturavano gli attori con un'opzione che li legava a produzioni successive in caso di riscontro positivo del botteghino). Tutti questi attori e attrici, icone del nostro tempo, hanno avuto come scopo quello di prototipizzare un personaggio attraverso l'attore, favorendo quel processo di sedimentazione dell'immaginazione. Il personaggio è reso carnale, nasce, vive e muore con chi ne riveste il ruolo, privandolo dell'immortalità garantita dalla scrittura, ad esempio, che lascia un certo grado di libertà. E' anche per questi motivi che, ad esempio, si consigliano per i bambini dei libri poco illustrati o un po' più astratti, per non mortificarne la fantasia. Detto questo quanto vi lascia interdetti vedere Morgan Freeman impersonare capace il professore/l'esperto messo in disparte perché troppo bravo e scomodo, oppure Liam Neeson che dopo Star Wars in cui interpreta il maestro di Obi Wan kenobi è ancora una volta un esperto di arti marziali in Batman? E si potrebbe continuare ad libitum. Ecco, questa sovraesposizione che causa più di un dejà-vu, depotenzia la forza evocatrice, favorisce l'instaurazione di un cliché , mortifica la potestà del significato. Io vorrei, con le dovute eccezioni, degli attori sempre diversi.