Se il fastidio degli applausi fosse restituito al mittente sotto forma di granata di schiaffi a grappolo, sarebbe un caso clamoroso di giustizia ed equità. Non sono uno contrario agli applausi per principio, ma sono per l'opportunità.
Ai concerti capita sempre più spesso che al termine di una frase musicale, magari sottolineata dal "solo" particolarmente intenso di uno dei musicisti, la performance sia turbata da quel tipo "intenditore" che manifesta la comunione spirituale con l'artista picchiando reciprocamente i palmi delle mani.
Amo particolarmente quei musicisti che, alla faccia loro e della legittima e propria misura della vanità, deprecano comportamenti di queste genere, ma sono sempre pochi dato che la loro attenzione è assorbita nel climax artistico. Ancora peggio quando la scarica compulsiva dell'"intenditore", degna di una foca monaca, è accompagnata da urla isteriche atte a richiamare il protagonista dell'esibizione tipo "Joooooohnnnn!!!!!! Yuuuuuuh!!!!!!", ma sortiscono il solo effetto di inficiare le trombe di eustachio dei vicini di posto. Purtroppo il pubblico, e soprattutto l'"intenditore", desidera sentirsi parte dello spettacolo, come i tifosi allo stadio, lusingando(si) con il dispotico, arrogante, superficiale tributo da circo.