Anche il gusto a tavola è questione di sesso
MILANO - Mangiano light e mangiano sano, spesso anche vegetariano. Le donne sono così, decisamente più politically correct dei compagni maschi anche in materia di alimentazione. Guardano mille volte le etichette con i valori nutrizionali di tutto ciò che cacciano dentro al carrello della spesa. Una specie di mania che viene da lontano e che nasce non solo dal desiderio di tenersi in forma sfoggiando fisici pseudoanoressici.
Certo il modello Twiggy le ha un po' fregate ma da solo non basta a spiegare come e perché anche il cibo abbia un sesso. Proprio no: dietro alla scelta delle diete al femminile c'è una simbologia che va al di là dei semplicistici luoghi comuni da velina. Dati alla mano ci si accorge che a guidare le preferenze maschili a tavola sono ragioni del tutto differenti e che esistono cibi virili e cibi un tantino effeminati.
Sanamente edonistici gli uomini del belpaese si abbuffano di carni e di salumi, aggiungono sale e pepe ovunque, mangiano tanto e mangiano condito, non rinunciano quasi mai a vino e birra e se devono rassegnarsi alla mozzarella, che almeno sia quella di bufala. Insomma, se la godono come meglio possono.
A confermarlo è una recente ricerca condotta dalla dottoressa Maria Paola Graziani, psicologa dell'alimentazione per il Cnr. Lei è assolutamente convinta del fatto che quello che mettiamo nei nostri piatti dice tanto su chi siamo e quale immagine vogliamo dare di noi al mondo.
"Le differenze di genere a tavola ci sono - spiega - e sono la ricaduta moderna di qualcosa che ci caratterizza da millenni". Tabelle, interviste e ricerche sul campo parlano chiaro. Cereali, verdure, carni bianche e prodotti con su la scritta light sono quanto di meglio possa desiderare il gentil sesso di casa nostra che ingurgita foglie di lattuga e mele a colazione con lo stesso trasporto con cui si potrebbe cacciar giù un buon piatto di tagliatelle al ragù.
Quanto agli uomini proprio no: in generale loro preferiscono le carni rosse e sanguinolente e i piatti della tradizione, mangiano uova e formaggi stagionati ipercalorici, creme e condimenti elaborati convinti come sono di essere stati ancestralmente programmati per essere forti e dominanti, almeno secondo quanto risulta dalla ricerca del Cnr.
"Alla base di queste scelte - osserva la studiosa - c'è un sapere atavico. La donna si presenta al mondo dotata di alcuni stereotipi, si percepisce più fragile e più deperibile". Potrà anche aver fatto le manifestazioni femministe, ma al momento di scegliere dal menu di un ristorante il suo sguardo cadrà fatalmente su piatti in cui inconsciamente si riconosce, più fragili e deperibili appunto (tipo verdure, insalate, pesce).
"È vero anche che noi donne scegliamo cibi più leggeri perché riteniamo che questo ci consenta di mantenerci in forma - conclude la dottoressa Graziani - Ma c'è dell'altro. È il loro sapore ad attrarci inconsapevolmente". La frutta e la verdura, i cibi light, le mozzarelle e gli yogurt hanno un'altra caratteristica oltre al fatto di essere ipocalorici, hanno un gusto debole, poco marcato, se vogliamo insipido. È un problema di edonismo, le donne a tavola se la godono meno.
Come tante aspiranti Audrey Hepburn si abbarbicano alla mitologia dell'essere minuto nel corpo e nello spirito, ignare di quanto questo faccia a pugni con le pluririvendicate aspirazioni di eguaglianza, o forse almeno a tavola un po' più inclini a rispettare la loro natura più profonda.