Quella macchia scura che gli uomini della scientifica trovarono su una parete del corridoio dell'abitazione di Guglielmo Gatti, accusato dell'omicidio degli zii, Aldo e Luisa Donegani, non e' sangue come sembrava dai primi test, ma vernice bordeaux. Lo ammettono gli inquirenti che adesso frenano gli entusiasmi e non si sbilanciano su un'altra macchia trovata nella cucina dell'indiziato numero uno. Se si tratta di sangue oppure di vernice si sapra' solo entro la fine della settimana, quando gli uomini del Ris di Parma avranno terminato gli accertamenti. Non si e' rivelato affidabile, dunque, il primo esame effettuato, il cosiddetto esame 'speditivo' che, secondo quanto spiegano gli inquirenti, aveva dato un esito positivo, poi sconfessato dal test del Dna. Nel vertice di ieri in Procura si e' fatto nuovamente il punto della situazione: sul Gatti pesano le testimonianze del ragazzino di 14 anni che ha affermato di averlo incrociato in auto in Val Camonica, dell'albergatrice di Breno dove questi ha pernottato e dell'anziana vicina che dopo aver sentito rumori di notte, l'ha visto davanti al suo garage. Non si e' dimostrata veritiera , invece, la testimonianza di una donna, che affermava di aver incontrato Gatti, lunedi' primo agosto, per tre volte, mentre si aggirava da solo al Passo del Vivione. Per gli inquirenti gli orari non coincidono con gli spostamenti di Gatti. Questo pomeriggio, alle 16,30 e' previsto un nuovo interrogatorio in Caserma, alla presenza del procuratore capo Giancarlo Tarquini, il pm Moregola e l'avvocato difensore Luca Broli.