Notizia sentita ora su Radio Capital.
Due fratelli, preti giovani. In base ai precetti di una congrega religiosa nata in argentina il cui scopo è portare il vangelo nelle zone disagiate e difficili, decidono di portare la loro opera nel quartiere Zen, a Palermo.
Dopo pochi mesi, uno dei due decide di mollare l'abito talare (si dice così?) perchè si è innamorato di una ragazza e vuole sposarla.
Dopo un po' anche il fratello lo segue e si "spreta", anche lui si è innamorato di una donna del posto, che pare sposata addirittura.
Lo Zen è rimasto quindi senza due preti. Il vescovo commenta "E' una grossa ferita per la comunità, e forse i due fratelli si sono influenzati un po' troppo".
Ora mi chiedo, nel 2005 inoltrato, ha ancora senso il celibato per i preti? Considerato il fatto che la famiglia è pure uno dei valori più sacri ed irrinunciabili del cattolicesimo, mi è sempre parso un controsenso ed una inutile mortificazione della natura dell'uomo.
Se poi vogliamo guardare in ottica quasi "economica", di proselitismo, il celibato e la castità (...) sono tra le cause della crisi delle vocazioni.
In conclusione, in ambiti cattolici, si è mai parlato della questione, e soprattutto: che senso ha?
Io l'ho detto, mò non fatevi troppo male