Berlusconi a New York parla con i giornalisti a margine del vertice dell’Onu
«I media disinformano, lo dirò agli italiani»
Il presidente del consiglio: «Sull'Iraq non ho mai cambiato posizione, irresponsabile ritirarsi a metà opera»
NEW YORK - «Sull'Iraq non ho mai cambiato posizione, il ritiro graduale è una cosa che c'è sempre stata. Semmai sono la stampa e i media con cui ci si confronta che spesso fanno disinformazione più che informazione».
Il presidente del Consiglio Berlusconi, da New York, torna a parlare della missione italiana in Iraq. L’occasione gli viene fornita da alcune frasi riportate dai quotidiani sulla posizione italiana in Iraq. Berlusconi non se la fa scappare e torna ad attaccare nuovamente i giornalisti. Parlando a margine dell'assemblea dell’Onu, il premier ha infatti lamentato che «stampa e media spesso sembra che come mestiere facciano disinformazione piuttosto che informazione».
A chi gli faceva presente, se probabilmente, su alcune questioni si era spiegato male, il premier ha replicato immediatamente: «No, io mi sono spiegato bene e se c’è malizia, come quasi sempre accade, io mi dispiaccio. Dirò ai miei concittadini - ha quindi concluso - di non credere più a quello che dicono gli organi di stampa».
«MAI CAMBIATO POSIZIONE SULL'IRAQ» - Berlusconi ha fatto il punto sulla situazione del contingente italiano in Iraq: «Dall'Iraq sono già rientrati 170 uomini e altri ne rientreranno entro settembre». Il ritiro graduale, ha proseguito, «è una cosa che c'è sempre stata» ha ribadito. «Questi provvedimenti di ritiro - ha detto Berlusconi - sono previsti man mano che l'Iraq saprà darsi delle forze dell' ordine: quindi noi non abbiamo mai cambiato posizione». Per quanto riguarda le richieste di ritiro provenienti da parte dell'opposizione, Berlusconi ha replicato: «Penso che sia così irresponsabile e assurdo ritirarsi a metà dell'opera, è irragionevole perché noi siamo lì affinché nasca in Medio oriente una vera democrazia, uno stato libero e indipendente che possa mandare un messaggio a tutti gli altri paesi dell'area». «Un messaggio - ha proseguito il premier - di libertà e pace; e quindi non posso pensare che a metà dell'opera ci si sottragga lasciando l'Iraq in una situazione che sarebbe di disordine».