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  1. #1

    Relax? basta dire qualche parolaccia...

    NEW YORK - Esasperato da quella che si presenta come una possibile pandemia di volgarità verbale che trae origine dai diversi emuli di Howard Stern, Bono degli U2 e Robert Novak, il Senato degli Stati Uniti si accinge a prendere in considerazione un progetto di legge che aumenterebbe le ammende per oscenità e volgarità dal vivo. Aumentando fino a quindici volte le multe nei confronti di chi nel corso di una trasmissione dica qualcosa di offensivo - arrivando così fino a 500.000 dollari per una volgarità in diretta - il Senato ambisce a far tornare la pubblica piazza alla più gentile atmosfera del tempo che fu.

    Secondo John McWhorter, uno studioso di linguistica del Manhattan Institute, i bambini imparano un elenco di parolacce molto prima di arrivare ad afferrarne il senso, e i giganti della letteratura hanno costruito le loro opere intorno a questa impalcatura. "Il drammaturgo Ben Johnson dell'epoca di Giacomo I rendeva più piccanti le sue opere con "cazzi" e "culi" e Shakespeare raramente riusciva a terminare di scrivere una stanza senza inserire qualche volgarità dei suoi tempi, come "zounds" o "sblood", contrazioni offensive di "le ferite di Dio" e "il sangue di Dio".

    Alcuni ricercatori sono talmente impressionati dalla forza del linguaggio scurrile da utilizzarlo alla stregua di un elemento rivelatore dell'architettura del cervello, come un mezzo per svolgere accertamenti sui legami tra le regioni "alte" del cervello deputate all'intelletto, alla logica e alla pianificazione, e le più vecchie e più "bestiali" aree cerebrali da cui nascono le emozioni.

    Quando alle braccia e alle punte delle dita dei pazienti si applicano dei sensori elettrodermici facendo poi ascoltare ai soggetti delle espressioni oscene, i partecipanti danno segni di collera immediata. I parametri della conduzione epidermica si impennano, la pelle delle braccia si solleva, il polso si accelera, la respirazione diventa superficiale. Ma come un linguaggio sboccato riesce a dare dei sussulti, così contribuisce a far sparire lo stress e la rabbia.

    Gli studiosi hanno anche esaminato in che modo alcune parole arrivino ad avere uno status di parola proibita. E' stato così scoperto che ciò che viene considerato tabù per il linguaggio in una determinata cultura spesso ne rispecchia i timori. "Nelle società nelle quali la purezza delle donne ha importanza enorme, molte parolacce sono una variazione di "figlio di puttana"".

    Il concetto stesso di giuramento nasce dalla profonda importanza che le antiche culture conferivano agli dei. Tra i cristiani l'interdizione a nominare il nome del Signore invano si estende anche alle allusioni casuali al figlio di Dio o alle sofferenze corporee del figlio.

    Ma una volta che una parola diventa troppo strettamente associata a una funzione corporea, essa inizia a entrare nel tabù. Per esempio, "toilette" nasce dalla parola francese "little towel" (piccolo asciugamani), modo cortese di indicare il luogo nel quale si trovava il vaso da camera. Ma da allora la parola "toilette" è arrivata a designare la tazza stessa di porcellana, quindi suona troppo esplicita. Al suo posto ci sono la "stanza delle signore" ("Ladies'room"). E, soltanto se non se ne può fare a meno, il bagno ("bathroom").

    (Traduzione di Anna Bissanti) © Copyright Repubblica - The New York Times

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    17 febbraio 2007... Grazie di essere così speciale Diego!
    Presto, potrebbe essere un VAIRUS!!! Boh bu bu Nne dymmostry almeno dyecy di mmenou

  2. #2
    ed ecco anche il commentino di Bartezzaghi

    Dall'ira alla devozione
    l'ipocrisia trionfa
    di STEFANO BARTEZZAGHI

    La parola pulita può cacciare quella sporca? Non sempre. La recentissima scomparsa dell'anziano presidente della Corte Suprema statunitense William Rehnquist ha fatto sobbalzare i lettori di Myron, un irresistibile romanzo di Gore Vidal. Era il 1974, e la stessa Corte aveva emesso sentenze censorie in merito alla pornografia. Così Vidal, in una premessa al suo nuovo romanzo, dichiarò di aver voluto evitare ogni volgarità sostituendo "le parole sporche con altrettante inequivocabilmente pulite: i nomi dei giudici che hanno contribuito alla decisione". Rehnquist era già uno dei giudici eminenti, e i protagonisti del romanzo inveivano con bordate di "testa di Rehnquist!" e "non dire rehnquistate".

    Ancor oggi il turpiloquio è uno di quei campi in cui la fluidità dell'etnologia sembra più sfuggire alle possibilità della giurisprudenza. Non solo per la linguistica, ma anche per la società, la parolaccia è un uso che sfugge alla norma e ai codici, viaggiando sul confine sfumato fra conformismi e trasgressioni.

    In linea di massima si può certo dire che dai tempi dell'ultimo studio italiano complessivo del fenomeno (Nora Galli dè Paratesi, Le brutte parole, 1964) molte parolacce sono entrate nell'uso pubblico, e almeno ufficioso. Riferimenti scatologici, anatomici e sessuali risultano spesso neutri, ovvero trasgressivi quanto una cravatta male annodata. Abbiamo già avuto presidenti del Consiglio che, citando Garibaldi o Zavattini, hanno fatto risuonare espressioni forti fino nelle aule parlamentari, risultando alla fine dei conti più simpaticamente schietti che cafoni.

    La vecchia parolaccia è un tabù solo per iscritto (e lo scaltro Gore Vidal riuscì ad aggirare l'ostacolo con il suo comico espediente), dove è quasi sempre meno espressiva e molto più greve che nell'orale. La nuova parolaccia è la parola franca, che si abbatte contro le mura del contesto sociale. Nell'indicibile sono entrati i lemmi colpiti dal politicamente corretto, e non solo.

    Persino nelle riunioni più informali, al varo di un progetto o di un evento o del progetto di un evento per essere considerati dei paria non bisogna ripetere la parola di Cambronne, ma basta dire: "non sono convinto: secondo me, questo non funziona affatto". Massimo rispetto viene generalmente sottinteso per ogni nuovo devoto di Padre Pio, per le attricette già fotografate nude che ora raccontano il loro nuovissimo "cammino spirituale", per il linguaggio aziendalmente corretto che impone ottimismi, "spirito di squadra" e complimenti continui ai sodali e ai sodali dei sodali.

    La vecchia parolaccia era un gesto, d'ira o di nervi. La nuova parolaccia è un pensiero. Siamo ipocriti, più di prima.
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  3. #3
    Ieri sera ero ad una riunione un po' accesa. Un tizio di Arezzo ad un certo punto se n'è uscito con una tale sequela di bestemmie che l'avrebbero condannato a morte, con quella legge.

  4. #4
    Noto è il caso della "tetta".
    Per indicare la "protuberanza" usiamo la parola "seno" che indica invece una concavità e, più precisamente la concavità tra le due protuberanze.
    Se non è strano questo...
    Un bacio può cambiarti la vita. Non sempre in meglio.
    Bloggami tutto

  5. #5
    ma dai, sembra l'inizio del film di south park :maLOL:

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