... lo ricordo io. Da buon qualunquista quale sono
QUEL POPULISMO FA SCIVOLARE
QUELLA finanziaria presentata come la prima legge che riduce i costi della politica, alla fine risparmia sotto questa voce 28 milioni di euro per spenderne 40 in più. Di fronte alla riduzione degli stipendi di parlamentari e affini i partiti portano a 200 milioni all’anno (contro i 160 attuali) di loro rimborsi elettorali. Così in una legislatura raggiungeranno la fatidica quota di un miliardo di euro, cifra familiare a uno solo dei segretari politici: Silvio Berlusconi. Non stiamo a discutere qui le ragioni tecniche che sono alle spalle di questa scelta: l’ampliamento della base elettorale con la circoscrizione degli italiani all’estero, e il censimento che ha aggiornato la popolazione italiana con diritto di voto (e ogni iscritto nelle liste elettorali porta in dote un euro a tutti i partiti). Da rivedere, e non poco, di fronte a questo paradosso, è invece la demagogia che è alla base delle altre decisioni presentate in pompa magna e rivendute in ogni conferenza stampa o dibattito tv sulla finanziaria 2006. Perché non è un atto eroico quello del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che decide di tagliarsi l’assegno presidenziale per l’anno prossimo: aveva sette anni di tempo per farlo, la rinuncia arriva solo nell’anno in cui va via, e il taglio sarà solo su quattro o cinque mesi. Stesso discorso per i parlamentari: nella legislatura la loro indennità è aumentata. Ora se la tagliano per quattro mesi prima di fare le valige e tornare a casa. Solo demagogia. Sarebbe stato meglio tacere o non operare del tutto, visto che si conosceva l’altra misura, quella che aumenta i fondi a disposizione della legge sui rimborsi ai partiti (che spendono in media un terzo di quanto viene loro assegnato, per cui non di rimborsi reali si tratta, ma di finanziamento pubblico cammuffato). Abbiamo messo in risalto fin dal primo giorno il buon impianto di questa legge finanziaria. Che è seria, molto pratica e anche intelligente in alcune misure e innovativa in altre (si pensi ai distretti). Peccato la scivolata in più passi sulla buccia di banana del populismo. Come quello dei politici che tirano la cinghia e in realtà aumentano la porzione nel loro piatto. O come quello dei rimborsi a risparmiatori Parmalat e Cirio truffati. Alla stessa ragione appartengono le modifiche fiscali sul trattamento delle plusvalenze, contenute nel decreto legge che accompagna la finanziaria. Le misure erano state immaginate per rispondere al presunto sdegno popolare dopo i ricchi incassi fatti in poco tempo dagli immobiliaristi alla Stefano Ricucci. Ora si scopre che anche tassando quelle ricchezze le casse dello Stato non avrebbero che pochi spiccioli. E pensare che sull’onda di quel populismo un po’ stolto c’era chi voleva calare la scure minacciosa del fisco anche su Bot, Cct e piccoli risparmi...
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