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  1. #1
    Moderatore emerito L'avatar di agiaco
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    [Poesia]L'attualità di Pasolini

    Nell'anniversario della morte di Pasolini, mi è venuta in mente una delle sue poesie forse non troppo note ma molto attuali.

    A un Papa, da La religione del mio tempo.

    Pochi giorni prima che tu morissi, la morte
    aveva messo gli occhi su un tuo coetaneo:
    a vent'anni, tu eri studente, lui manovale,
    tu nobile, ricco, lui un ragazzaccio plebeo:
    ma gli stessi giorni hanno dorato su voi
    la vecchia Roma che stava tornando così nuova.
    Ho veduto le sue spoglie, povero Zucchetto.
    Girava di notte ubriaco intorno ai Mercati,
    e un tram che veniva da San Paolo, l'ha travolto
    e trascinato un pezzo pei binari tra i platani:
    per qualche ora resto lì, sotto le ruote:
    un po' di gente si radunò intorno a guardarlo,
    in silenzio: era tardi, c'erano pochi passanti.
    Uno degli uomini che esistono perchè esisti tu,
    un vecchio poliziotto sbracato come un guappo,
    a chi s'accostava troppo gridava "Fuori dai coglioni!".
    Poi venne l'automobile di un ospedale a caricarlo:
    la gente se ne andò, restò qualche brandello qua e là
    e la padrona di un bar notturno, più avanti,
    che lo conosceva, disse a un nuovo venuto
    che Zucchetto era andato sotto a un tram, era finito.
    Pochi giorni dopo finivi tu: Zucchetto era uno
    della tua grande greggia romana ed umana,
    un povero ubriacone, senza famiglia e senza letto,
    che girava di notte, vivendo chissà come.
    Tu non ne sapevi niente, come non sapevi niente
    di altri mille e mille cristi come lui.
    Forse io sono feroce a chiedermi per che ragione
    la gente come Zucchetto fosse indegna del tuo amore.
    Ci sono posti infami, dove madri e bambini
    vivono in una polvere antica, in un fango d'altre epoche.
    Proprio non lontano da dove tu sei vissuto,
    in vista della bella cupola di San Pietro,
    c'è uno di questi posti, il Gelsomino...
    Un monte tagliato a metà da una cava, e sotto,
    tra una marana e una fila di nuovi palazzi,
    un mucchio di misere costruzioni, non case ma porcili.
    Bastava soltanto un tuo gesto, una tua parola,
    perchè quei tuoi figli avessero una casa:
    tu non hai fatto un gesto, non hai detto una parola.
    Non ti si chiedeva di perdonare Marx! Un'onda
    immensa che si rifrange da millenni di vita
    ti separava da lui, dalla sua rligione:
    ma nella tua religione non si parla di pietà?
    Migliaia di uomini sotto il tuo pontificato
    davanti ai tuoi occhi, son vissuti in stabbi e porcili.
    Lo sapevi, peccare non significa fare il male:
    non fare il bene, questo significa peccare.
    Quanto bene tu potevi fare! E non l'hai fatto:
    non c'è stato un peccatore più grande di te.
    NO MP TECNICI PERCHE' NON NE CAPISCO NULLA, GRAZIE

  2. #2
    Utente di HTML.it
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    7
    e bravo agiaco
    molto meglio il Pasolini viscerale che quell'altro di cui parlano di là


    Mi domando che madri avete avuto.
    Se ora vi vedessero al lavoro
    in un mondo a loro sconosciuto,
    presi in un giro mai compiuto
    d'esperienze così diverse dalle loro,
    che sguardo avrebbero negli occhi?
    Se fossero lì, mentre voi scrivete
    il vostro pezzo, conformisti e barocchi,
    o lo passate, a redattori rotti
    a ogni compromesso, capirebbero chi siete?

    Madri vili, con nel viso il timore
    antico, quello che come un male
    deforma i lineamenti in un biancore
    che li annebbia, li allontana dal cuore,
    li chiude nel vecchio rifiuto morale.
    Madri vili, poverine, preoccupate
    che i figli conoscano la viltà
    per chiedere un posto, per essere pratici,
    per non offendere anime privilegiate,
    per difendersi da ogni pietà.

    Madri mediocri, che hanno imparato
    con umiltà di bambine, di noi,
    un unico, nudo significato,
    con anime in cui il mondo è dannato
    a non dare né dolore né gioia.
    Madri mediocri, che non hanno avuto
    per voi mai una parola d'amore,
    se non d'un amore sordidamente muto
    di bestia, e in esso v'hanno cresciuto,
    impotenti ai reali richiami del cuore.

    Madri servili, abituate da secoli
    a chinare senza amore la testa,
    a trasmettere al loro feto
    l'antico, vergognoso segreto
    d'accontentarsi dei resti della festa.
    Madri servili, che vi hanno insegnato
    come il servo può essere felice
    odiando chi è, come lui, legato,
    come può essere, tradendo, beato,
    e sicuro, facendo ciò che non dice.

    Madri feroci, intente a difendere
    quel poco che, borghesi, possiedono,
    la normalità e lo stipendio,
    quasi con rabbia di chi si vendichi
    o sia stretto da un assurdo assedio.
    Madri feroci, che vi hanno detto:
    Sopravvivete! Pensate a voi!
    Non provate mai pietà o rispetto
    per nessuno, covate nel petto
    la vostra integrità di avvoltoi!

    Ecco, vili, mediocri, servi,
    feroci, le vostre povere madri!
    Che non hanno vergogna a sapervi
    - nel vostro odio - addirittura superbi,
    se non è questa che una valle di lacrime.
    E' così che vi appartiene questo mondo:
    fatti fratelli nelle opposte passioni,
    o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo
    a essere diversi: a rispondere
    del selvaggio dolore di esser uomini.

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