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  1. #1

    Federmanager , siete trooooppo avanti, praticamente avete scoperto l'acqua calda

    Federmanager presenta a Roma una ricerca per i suoi 60 anni
    Evidenziate le enormi difficoltà delle dirigenti industriali
    Donne e manager: binomio possibile
    Se si sacrificano figli e affettività
    Solo il 13,9% degli uomini del campione non ha figli, a fronte
    del 43% femminile: "Non possiamo concederci questo privilegio"
    di ROSARIA AMATO


    ROMA - Più sono sole e più vengono pagate e fanno carriera. E così finiscono per scegliere la solitudine e per rinunciare alla maternità in misura decisamente superiore ai colleghi maschi. Il 90% dei dirigenti delle aziende industriali italiane è coniugato o convivente, a fronte del 73% delle colleghe donne. Solo il 13,9% dei dirigenti maschi non ha figli, a fronte del 43% delle donne "che hanno dichiarato di non potersi concedere questo privilegio". E' il risultato più significativo di un'indagine condotta da Federmanager, la Federazione Nazionale dei Dirigenti delle Aziende Industriali, che oggi celebra con un convegno a Roma il sessantesimo anno di attività.

    Il tema dell'indagine, condotta su 1200 dirigenti, è "Donne e manager: un binomio possibile". Ma in effetti i risultati sembrano dimostrare il contrario. A cominciare dalla percentuale generale: in Italia i dirigenti delle aziende industriali sono 82.000. Tra questi, il 95% sono uomini.

    "Le 1200 donne che hanno risposto al questionario - spiega Federmanager - tracciano un quadro impietoso delle difficoltà che hanno dovuto affrontare per arrivare ad ottenere un giusto riconoscimento delle proprie competenze, molto spesso costrette a sacrificare la famiglia e gli interessi personali per acquisire prima e conservare poi il loro ruolo".

    E infatti la capacità di sacrificare del tutto o in parte la famiglia gioca un ruolo fondamentale anche nella retribuzione: le donne separate, divorziate o single hanno una retribuzione superiore alle colleghe "coniugate o conviventi"; lo stesso risultato si registra per le donne senza figli rispetto a quelle con figli. La retribuzione media del dirigente italiano è di 95.000 euro lordi l'anno, ma per le dirigenti donne si ferma a 83.340 euro. Tra queste le single o quelle che hanno un matrimonio alle spalle raggiungono una retribuzione media di 92.000 euro, quelle con figli si fermano a 80.500 euro l'anno, le coniugate a 81.000 euro. Bisogna però anche considerare il fatto che quasi il 30% del campione femminile occupa posizioni di vertice la cui retribuzione media supera i 100.000 euro.

    Il 64% delle manager pensa che le opportunità di carriera per le donne siano scarse e si sentono comunque discriminate: ancora oggi è necessario un impegno doppio per conseguire i medesimi risultati dei colleghi uomini. E anche il tipo di impegno richiesto discrimina le donne: infatti ancora oggi le aziende valutano con maggiore attenzione la "presenza" piuttosto che la produttività, lamentano le intervistate. Gli uomini ovviamente possono attardarsi in ufficio al termine della giornata di lavoro e stringere relazioni fra loro, le donne no. Anche i fenomeni di delocalizzazione e di internazionalizzazione dell'economia penalizzano le carriere femminili, per la minore disponibilità delle donne a temporanei trasferimenti all'estero.

    Le dirigenti donne dell'industria hanno un'età media di 45 anni, e sono arrivate al top della carriera a 38 anni. In media sono più colte degli uomini: il 70% delle manager ha una laurea e almeno 20 anni di lavoro alle spalle, di cui 10 da dirigente, mentre per gli uomini l'età media è di cinquanta anni e solo il 62% possiede una laurea.

    Il numero più elevato di laureate è presente nel settore informatico; il più basso in quello amministrativo. L'inglese è ovviamente la lingua più conosciuta (il 40% lo parla in modo fluente), seguono francese, tedesco, spagnolo e in misura minore altre lingue come il cinese, l'arabo, il romeno e l'olandese.

    Nella maggior parte dei casi il livello sociale della famiglia d'origine delle donne manager è molto elevato: il 50% del campione ha infatti dichiarato che il padre è o è stato dirigente o imprenditore, e nel 33% dei casi ha conseguito una laurea. Anche per quanto riguarda il partner il profilo scolastico e lavorativo è di alto livello: il 60% è laureato e il 30% riveste a sua volta un ruolo manageriale.

    La maggior parte ritiene che il lavoro sia soprattutto una necessità per la propria autonomia personale, ma anche un'opportunità di crescita professionale; il 31,3% lo considera semplicemente un'esigenza di natura economica e soltanto il 12,2% pensa che sia un'occasione per lo sviluppo dei rapporti interpersonali. E tuttavia il 52% del campione dichiara di avere problemi nei rapporti di lavoro in primo luogo con i superiori, ma anche con colleghi e collaboratori.

    Il sondaggio è anche un'occasione per porsi il problema sui passi da compiere per permettere alle donne di superare le difficoltà oggettive che impediscono una carriera in condizioni 'paritarie' con gli uomini. Il 75% delle intervistate ritiene che le oggettive difficoltà incontrate nel proprio percorso di carriera sia da imputare alla quasi impossibile conciliazione tra impegni professionali e lavoro di cura familiare. E quindi chiedono servizi di supporto quali asili nido (aziendali o in prossimità dell'azienda stessa) e assistenza domiciliare per figli minori e anziani.

    Nel frattempo, affrontano queste questioni come possono. Per far fronte al doppio carico di lavoro, aziendale e familiare, il 70,2% delle dirigenti dispone di una colf part-time, mentre per la gestione dei figli minori le soluzioni risultano più articolate, in prevalenza l'ausilio dei familiari oltre che di una baby sitter part-time.
    …• Quello che facciamo in vita riecheggia per l'eternità •…

    …• Claudio Re - Coach Trainer •…

    …• Io sono Ciuck •…

  2. #2
    Non l'avrei mai immaginato

  3. #3
    hanno impiegato 60 anni e chissà quanti mille mila euro per scoprirlo, mica bruscoletti
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