Ho sognato di andare a cena fuori con alcune persone. Un'uscita simpatica con persone simpatiche. Pensavo che ci voleva proprio, era tanto che non mi svagavo un po'. Ma la serata incomincia male: vedo una persona che mi interessa parecchio abbracciata stretta a una che di lui non vale nemmeno un'unghia.
Faccio finta di niente - sono brava in questo - e mi dirigo verso la toilette, tanto per smaltire il colpo. Camminando mi guardo le gambe e le braccia; indosso un tubino nero con un vertiginoso spacco lungo la coscia sinistra e scarpe nere con il tacco altissimo; le calze sono stranamente molto velate: non le porto mai così; la camicia è di seta, di un bordeaux molto carico. Arrivo alla porta del bagno delle signore, la apro ed entro, ostentando una sicurezza che non sento affatto.
Mi si para uno scenario incredibile: sembra il giardino di una villa signorile, riprodotto in una decina di metri quadrati scarsi. Amorini di marmo di fianco a fredde gargolle, colonne greche e panchine gelide, tutto di marmo, e tutto tra una ricchissima vegetazione: edere, fusti di alberi secolari (ma dove andavano a finire?, c'era il soffitto...) e un fortissimo odore di muschio. Il mio architetto onirico ha una fervida immaginazione o un ottimo pusher. Comunque non sono granché stupita, nel sogno, visto che mi dirigo con sicurezza verso una fontanella, sapendo che svolge mansione di lavandino, e comincio a lavarmi le mani. Intorno a me ci sono una sacco di donne,
ciarliere e scomposte. Mi stanno antipatiche. Guardo le mani sotto l'acqua. Perché non ho messo lo smalto bordeaux?, si sarebbe intonato a perfezione con la camicia...Invece ho le unghie pallide, sotto l'acqua sembrano perlacee, virginali. Sono inquieta. No, non sono inquieta, sono nervosa. No, sono proprio incavolata. Ma perché sono così arrabbiata?
- Perché sei così arrabbiata?
Alzo gli occhi, lasciando le mani gocciolanti a mezz'aria. C'è uno spiffero, lo sento distintamente sul dorso sinistro. Le donne sono sparite tutte, e al posto loro c'è un profondo silenzio.
a parlare è stato un signore di mezza età, che sta camminando verso di me, come se arrivasse dal lato opposto all'entrata; dal folto del bosco, mi verrebbe da dire, ma questa è una toilette femminile. Indossa un completo di velluto a coste verde oliva, un panciotto a fantasia cachemire bordeaux e un papillon in tono. Ha le toppe sui gomiti. I capelli sono lunghi fino alle spalle, spruzati di grigio. Porta un paio di occhiali cerchiati di corno marrone sulla fronte.
- Perché sono arrabbiata? Non so, non lo so. Anzi, lo so. mi sarebbe piaciuto conoscere meglio quel tipo, e ora so che non potrò mai farlo.
- E perché volevi conoscerlo meglio?
- Perché mi piace.
- E dopo che lo avessi conosciuto meglio?
- Bè, se anche io fossi piaciuta a lui, magari si potevano passare bei momenti inseme.
- Fino a innamorarvi, promettervi fedeltà eterna e vivere tutti insieme, anche con tua figlia?
Sentir nominare Elena mi prende alla sprovvista.
- bè, non so, non credo...o forse sì, chi può dirlo...insomma, non è questo quello che si dice? Una mamma, un papà e i figli: non vogliono questo, i bambini?
- No. Non sono in grado di aprezzarne il senso estetico.
e qui mi sveglio.
L'interrogativo che mi è restato è:
Siamo noi, con le nostre convenzioni sociali, a imporre dei modelli, questo è ovvio. Ma un bambino, che non le ancora assorbite del tutto, in realtà apprezza anche quello che ha, se gli è sufficiente? Oppure ci sono delle cose che devono essere così perché è giusto così...?