Nella tormentosa vicenda umana, molto spesso accade che qualcuno decida di ricominciare daccapo. Lungo il percorso del mio filobus, ad una consueta sosta al semaforo, osservo ogni dì uno stabile del tempo di Mussolini. Sull'architrave, in cifra romana, l'anno (mi pare XII) dell'era in questione. E' una costante, risaputa, il desiderio di ricominciare da zero, oppure anche di voler affermare: qui siamo alla fine della storia che si evolve, qui è il punto d'arrivo.
Ma in fondo tutte le grandi idealità utilizzano, più o meno esplicita, questa sensazione d'essere ad un punto d'arrivo e nel contempo ad un nuovo inizio che nulla ha a che vedere col vecchio. Come dire: finora è andata male, cancelliamo tutto che si ricomincia da una pagina bianca.
Anche il cristianesimo, col suo brusco rovesciamento delle gerarchie di valori: gli utlimi saranno i primi, beati di perseguitati, i perdenti solo all'apparenza, perchè la buona novella rovescia, rifonda, riapre in una nuova prospettiva l'orizzonte.
La grande e maestosa parabola dell'idea comunista, l'instaurazione di una società nuova, e la classe che subisce l'ingiustizia diviene, rovesciando i rapporti di forza, la nuova guida per un nuovo ordine che, essendo quello giusto, non dovrebbe poi mutare più. Insomma, ogni idea, ogni spinta collettiva al mutamento, sia essa eticamente accettabile o profondamente inaccettabile per noi, trae carburante da questa voglia di pagina bianca, di resettare il computer della storia, di installare il software definitivo.
Però questo non capita solo alla comunità umana nel suo complesso, ma anche al singolo. Quante volte, di fronte ad una scrivania che è una orrorosa manifestazione del caos diciamo: basta, via tutta questa cartaccia, si riparte da zero. Del resto, in tante quistioni di lavoro (ad esempio la grafica e l'impaginazione) assai più semplice e lineare è ripartire da zero, piuttosto che rabberciare il presente stratificato, frutto di troppi rimaneggiamenti alla buona.
Forse è solo illusione, forse il passato non si cancella mai, non si butta via niente (come ripostiglio il dottor Freud ha inventato l'inconscio).
Ma è indispensabile far finta di ricominciare, perchè almeno l'illusione dell'aria fresca, è l'unica a farci camminare di buona lena.