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Discussione: Un amico

  1. #1
    Utente di HTML.it
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    Un amico

    Hai un amico.

    Non uno con cui vai al bar o disco o in ferie, o che è nella tua compagnia. Non un amante/marito, con cui il rapporto è distorto dagli ormoni o dalla routine. Una persona che conosci da un tot, con cui hai condiviso un mucchio di cose e momenti, una persona che volere o volare fa parte della tua vita, e calcola che non hai 15 o 20 anni, ne hai 45, di anni di vita, quasi metà dei quali condivisi con lui.

    Un bel giorno, a questo tuo amico viene la leucemia. Chemio, trapianto di midollo, rigetto, ancora chemio, ciclosporine. Arriva alla fine.

    La camera è piccola e asettica in modo quasi aggressivo. Camera singola, una di quelle dei terminali, in modo che qualcuno possa sterci giorno e notte a fare assistenza.
    La penombra, l'esorbitante numero di bocce e boccette delle flebo, il silenzio.
    E il letto, bianco, in cui c'è, immobile, la crisalide della persona che conoscevi, un involucro vuoto, minuto adesso, tanto quanto lui era grande, forte e dolce e pieno di luce, vita, calore; una buccia da cui la malattia ha inesorabilmente e meticolosamente succhiato via il contenuto.
    Soffre naturalmente, sia fisicamente che perchè sa cosa gli sta succedendo. Per giunta è diventato pure cieco, e nemmeno puoi, e può lui, usare gli occhi per comunicare, come avete sempre fatto.
    Ti stringe la mano, e se tu levi la tua, lui la cerca. E ti rendi conto che non cerca da quel contatto un conforto, te la artiglia come farebbe con un gancio, qualsiasi cosa che lo tenga attaccato qui, che gli eviti di cadere dove sa che sta inesorabilmente scivolando via, giù; sa che cadrà comunque, ma ha paura e cerca di restare attaccato un attimo di più.

    Poi cambia idea, e ti chiede di staccare 'tutte queste scovazze' e lasciarlo andare via. E qui tocchi vette sublimi di infamia. Personalmente non l'ho fatto non per paura delle conseguenze, della galera o simili (e Dio sa se desideravo, liberarlo dalla orrenda ed inutile soffernza e dall'umiliazione), ma per il semplice fatto che sapevo benissimo che non sarebbe morto fulminato sul colpo, ci sarebbero volute almeno 48 o 72 ore e che salvo barricarmi dentro -ammesso di riuscirci per tanto tempo- il primo infermiere che fosse passato avrebbe rimesso l'agonia in grado di continuare come da standard medici. Sapevo e mi sentivo impotente anche nell'aiutarlo a morire con un pelo di dignità, incapace di evitargli un po' di dolore, paura e umiliazione.
    Così gli dici delle cazzate. Io non sono arrivata a dirgli puttanante assurde, amo prendere per il culo, ma non in situazioni del genere.
    Così gli dici che è vero, è in un guaio e non è detto che se la cavi, ma quello che gli succede era previsto, e se se la caverà o no dipende da lui in buona parte, da quanto tiene duro, e che se molla e si fa stritolare dalla malattia, subendola invece di combatterla, non ce la fa di sicuro, eccetera.

    Tutte stronzate.


    Pensa che figata, una mente lucida e cosciente prigioniera di una massa di carne incapace di qualsiasi cosa adesso, immobile e cieco.
    Hai chiesto ai medici per quale cazzo di ragione non lo tengono sedato con della morfina almeno, se non vogliono proprio sospendere l'alimentazione per via parenterale; risposta: la morfina nelle sue condizioni è pericolosa (...!!!) e legalmente, smettere di alimentarlo a forza equivarrebbe a praticargli eutanansia, e l'eutanasia è illegale. Ovviamente, questo me lo dice davanti al letto, in modo che quel soggetto, quel caso clinico, senta perfettamente; ma non è più un uomo adesso ormai, di dignità non ne ha più, non serve il rispetto, il pudore.
    Capisco non uccidere, ma lascialo morire cazzo; no, bisogna tenerlo in vita a forza, nutrendolo per via parenterale, in modo che soffra ancora, per un periodo indefinito e lungo quanto ci metterà a cedere l'organismo, perchè lasciare che muoia è illegale.
    Parole letterali del medico: 'purtroppo (...) è molto forte, gli organi vitali funzionano bene, per cui ci potrebbe volere un bel po' di tempo'. Purtroppo.
    La pietà è illegale, pare.
    Devo capire perchè sopprimere un animale che soffre è considerato un atto di pietà, e anzi è considerata crudeltà non farlo e permettere che soffra se è inutile, e invece con le persone non è che si non sopprimono, non le si lascia proprio neanche morire in pace; ci si accanisce per farle soffrire il più possibile, umiliandole spaventosamente tra l'altro, anche se è inutile. Vorrei capire che stronzata è.

    Questa qui è la civiltà? Minchia, c'è di che esserne fieri eh.



    E tu lì che non ci puoi credere, ti pare quasi di stare guardando un film.

    Ti trovi a ripensare a quando e come vi siete conosciuti, al perchè avete legato, a tutte le cose che avete fatto e condiviso, ai progetti andati in fumo, ma tanto chi se ne fotte, il bello stava nel farli, i progetti. Emergono singoli fotogrammi, riesumati da chissà quele angolo del dimenticatoio: flash di singoli istanti. La luce del sole sul mare, un odore, il rumore del compressore quando stacca, cose così.
    E ti domandi una cosa: se avessi saputo che sarebbe andata così? Lo avrei ammazzato io, magari tagliandogli le fruste a -60? Avrei vissuto quello che ho vissuto con lui nello stesso modo?
    E scopri che no, affatto, per il semplice motivo che non sarebbe successo un cazzo di quello che hai vissuto, in quanto non avresti semplicemente permesso che accadesse. Saresti scappato come un coniglio, subito.

    Se ne sta andando. Una parte di te se ne va con lui, e non è retorica, te ne rendi conto: un pezzetto piccolo, immateriale, della tua vita, se lo porta via; da adesso apparterrà al passato, un passato definitivo, andato, irreversibile: non le cose fatte insieme, è proprio lui a diventare passato, perduto. Adesso è troppo tardi, per qualsiasi cosa. Tu continuerai a camminare, ma non insieme a lui: lui si ferma qui, non può più venire con te.

    E' servito? A cosa? Se ne va tutto con lui, e quando toccherà a te se ne andrà anche il suo ricordo, quella parte della sua vita che conservi tu.

    Niente serve a niente: bagattini che si contorcono freneticamente, convinti di essere dei fighi, superiori agli altri bagattini per il fatto di avere coscienza, raziocinio e libero arbitrio (...).
    Maddechè? L'unica differenza è che sanno che è inutile. Comunque, cosa si conclude, dove si arriva, a cosa serve?


    Che modo di merda di morire.
    Il re è nudo (cit).

  2. #2
    Non so cosa dirti, se non "mi dispiace"... capisco che non ti sia d'aiuto, ma...

  3. #3
    sono con te...

  4. #4
    Cavolo...
    «Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, la pietra che ha cambiato posto.»

  5. #5

  6. #6
    Utente di HTML.it L'avatar di Umanista
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    Jan 2002
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    1,022
    Ho vissuto un'esperienza molto simile.
    Ti sono vicino.

  7. #7
    favorevolissimo all'eutanasia
    allungare queste atroci sofferenze è solo insensibile cinismo...

    coraggio

  8. #8
    Utente bannato
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    .

  9. #9
    BubuKing
    Guest
    "La morte è l'unica cosa che ci faccia crescere di statura"
    (Augusto Daolio)

  10. #10
    mi è capitata 3 volte questa esperienza

    Corsi di informatica a Roma. Dite che vi mando io...

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