Evviva i nuovi posti di lavoroooooooooooooo
Più atipici e meno occupati. E' la fotografia scattata da Almalaurea dei ragazzi italiani dopo l'università. Prima indagine su diecimila giovani con "laurea breve"
Sempre più difficile trovare lavoro
si "deve" continuare a studiare
di FEDERICO PACE
ROMA - Sono tra le migliori risorse di una società, ma trovare lavoro diventa sempre più difficile anche per loro. Tra i laureati dell'ultimo anno cresce la quota di chi è coinvolto in forme di lavoro atipico e sette su cento ha accettato un impiego senza contratto. Forse è per questo che molti scelgono di rimanere nelle aule universitarie e studiare ancora un poco.
I laureati italiani sono come un patchwork colorato difficile da mettere a fuoco. Un multiforme giovane popolo composto da tante tribù che si prova ad attraversare il periodo di passaggio tra vecchio e nuovo ordinamento senza farsi troppo male. Ci sono quelli che terminano i corsi del vecchio ordinamento, ci sono quelli che si trovano a sperimentare i corsi di laurea di primo livello che sono poco conosciuti dalle aziende o da chi sta fuori dalle aule universitarie, ci sono quelli che nonostante tutto continuano a studiare.
Prova a scoprire qualcosa di questo multiforme mondo, l'ottava indagine sulla condizione occupazionale dei laureati del Consorzio Almalaurea realizzata tra settembre e novembre 2005 che ha coinvolto oltre 75 mila laureati di 36 università.
La novità di quest'anno sono proprio loro. Quelli della "laurea breve", oltre diecimila ragazzi e ragazze uscite dai corsi introdotti dalla riforma universitaria. Secondo l'indagine sono per lo più residenti nel nord Italia (il 50%) più di quanto non lo siano i laureati pre-riforma (38 per cento). Giovani che hanno mostrato di preferire corsi dell'area politico sociale e di ingegneria (17 e 14,3 per cento).
Sono laureati ma hanno ancora una certa propensione a rimanere nelle aule. Molti di loro infatti, anche dopo aver conseguito il titolo, proseguono a studiare (vedi tabella). Complessivamente sono 54 laureati su cento. Una parte alterna le lezioni dei corsi di laurea specialistica con un impiego (il 18,3%) ma per lo più si dedicano invece esclusivamente allo studio (il 36,1%). La tendenza a proseguire l'università è evidente soprattutto tra quei laureati regolari in età canonica. Tra questi, il 90% sceglie di continuare a studiare. Per tre su quattro è una scelta volontaria mentre il 24,7% lo fa perché lo ritiene necessario per trovare un posto.
Quanto al lavoro appunto, lo riesce a trovare a un anno dalla laurea poco più della metà (il 54,5 per cento). Sono però impieghi non sempre stabili e sicuri. Quattro su dieci di quelli che lavorano hanno contratti atipici (vedi tabella). I più stabili sono i medici e i laureati nell'area economico-statistica. Quanto al genere, la stabilità è una caratteristica che coinvolge più gli uomini (il 57%) che le donne: solo il 40 delle laureate ha un contratto a tempo indeterminato a svolge un lavoro autonomo. Sono soddisfatti della loro attività soprattutto quelli del gruppo medico e dell'insegnamento (85% e 73%) mentre i meno appagati sono quelli dei gruppi geo-biologico, letterario e psicologico.
Ma cosa succede invece agli "ultimi"? Cosa accade a quelli che si sono laureati seguendo i vecchi corsi di laurea? I giovani in "via d'estinzione" si laureano con una crescente regolarità, con voti buoni (103 su 110) e con un'età tra 27 e 28 anni. Ragazzi e ragazze però che si trovano a dover affrontare anche loro crescenti difficoltà con il mondo del lavoro. Trovano un impiego a un anno dalla laurea solo il 53,7 per cento mentre erano il 54,2% l'anno scorso e il 54,9% nel 2002 (vedi tabella). Tra questi sono sempre i laureati in ingegneria a trovare lavoro con più facilità mentre mostrano crescenti problemi i laureati del gruppo chimico-farmaceutico. Parziali miglioramenti invece per i laureati dell'area dell'insegnamento, psicologica, letteraria e linguistica.
Alla permanente difficoltà a trovare un impiego si deve aggiungere che torna a diminuire la quota dei neolaureati che è riuscita a firmare un contratto stabile mentre, al contrario, i contratti atipici sono cresciuti di dieci punti percentuali dal 1999 a oggi (vedi tabella). Senza contare che ad aumentare negli ultimi anni è anche la quota di chi ha accettato di lavorare senza nemmeno aver firmato un contratto (dal 3,7 % del 2000 al 7,1% del 2004). Neppure dallo stipendio, anche se cresciuto rispetto all'anno scorso, arriva qualche buona notizia. Un laureato guadagna 997 euro al mese. Davvero poco.
(22 febbraio 2006)