C' erano una volta,
In una terra lontana, lontana,
Un Cavaliere Bianco e un Cavaliere Nero.
Un giorno il Cavaliere Bianco, colto da ira,
Sfido' il Cavaliere Nero a singolar tenzone.
Il Cavaliere Nero, con un sol colpo del suo fido brando
Privo' del vital soffio il Cavaliere Bianco.
La sua prole, di tre figli fatta
Ora in truce venia in cupa sembianza
A reclamar vendetta sull' uccisor del loro padre.
Una luce d' inferno e il Cavaliere d' una negra armatur vestito
D' un sanguigno color da capo a pie' tutto dipinto,
'che pure I tre putti avea reciso.
E siccome avviene innanzi alla bufera
Che un silenzioso ciel e mute
Stanno le nubi e senza fiato il vento.
Finche' all' improvviso, folgore scrosciando
Squarcia la terra; cosi' dei tre senza respiro piu'
Tre figli ognun a piu' crudel vendetta si destaron.
Il Cavalier con piu' orrenda divisa
A buia notte e fosco si par suo
Nel feroce intento inani colpi col suo metal menava
E l' agitarsi del cadente ferro che gia'
Sul Bianco capo avea calato
Parve nell' aere sancisse la sconfitta.
O ria Fortuna, infame putta! O dolor!
Con giuoco orrendo col ferro dimembrava
Le curvate reni dei sbigottiti nove
E mitigato fu il lor furor divino…
Sangue di padri e figli ora orrendamente lo riveste;
Sangue che si rapprende e si condensa al fuoco.
Insomma la morale di questa storia e' la seguente:
AL CAVALIERE NERO NUN JE DOVETE CACA' ER CAZZO!!!
applausi.
sipario.