Dopo mezz’ora dall’inizio de “Il caimano”, avevo già maturato una precisa convinzione: quanta imbecillità attorno a questo film, il film su Berlusconi, il film politico di Moretti, il film a orologeria prima delle elezioni, il film che non commentiamo perché c’è la par-condicio, il film ennesimo tentativo della sinistra di delegittimare Berlusconi…Berlusconi … Berlusconi…
Imbecilli, … quanti imbecilli che abbiamo attorno, quante prime pagine di giornale da buttare, tutti a discettare e prevedere, tutti a pararsi dietro la più scontata delle opinioni, destra e sinistra, senza averne visto nemmeno un fotogramma: il film di Moretti è su Berlusconi.
Mentre il film di Moretti è molto di più, offre molti piani di lettura, amari e divertenti al contempo…
Una riflessione sul cinema italiano, su cosa è stato (i 90 anni di Dino Risi…) e su cosa è diventato, dopo aver abdicato alla televisione, alle fiction di regime, ai temi facili che vendono e fanno ridere perché pieni delle banalità quotidiane, ma che non ha mai affrontato, né è prevedibile che a breve lo faccia, questo periodo storico e questo Berlusconi. Volontè citato più volte, dal caso Moro al cittadino al di sopra di ogni sospetto (altri tempi!) ma chi abbiamo oggi al suo posto, magari in quel ruolo che il bravissimo Silvio Orlando nel suo Caimano vorrebbe affidare a quel grande attore ma anche cialtrone opportunista impersonato da Michele Placido? Che rifiuterà per andarsene sul collaudato, in un filmetto su Colombo che non farà male a nessuno, e che con feroce ironia Moretti fa dirigere a Giuliano Montaldo, in passato grande regista di temi sociali e politici. In fondo siamo sempre eroi, santi e navigatori, no? Perché non ricordarcelo ancora una volta, senza farsi male e senza pestare i piedi a nessuno?
Ma Moretti affronta anche uno spaccato del cinema spicciolo, dell’arte di fare i film, delle difficoltà tecniche, progettuali, umane che ogni uomo di cinema affronta, cominciando dal più importante. I soldi!
E poi la fase intimista e prevalente dell’intero film, il rapporto difficile e ormai incrinato tra Bruno Bonomo (Silvio Orlando) e la moglie, con i due figli di mezzo, incrinato non si perché né come, ma forse vien da pensare per l’incapacità di parlarsi, di trovare un momento in più per la propria famiglia anziché per se stessi, per la carriera, per il lavoro. E così ci si lascia, per motivi futili, per inseguire chissà cosa, ci si divide come si sta dividendo questo paese, con i solchi profondi che dodici anni dopo “la discesa in campo” sembrano diventati incolmabili tra la gente…
I giovani…cui vengono tarpate le ali, cui viene inibita la creatività, la progettualità. No, no, affidare un film su Berlusconi a una regista così giovane, esordiente, no, anche la RAI si tira indietro…, metafora di un paese che non se la sente di rischiare, di investire, di credere attraverso l’impegno, il lavoro. Ci sono altre vie, più facili, lo sappiamo. La televisione, i grandi fratelli, gli acquisti a rate per aver comunque tutto, tanto qualcuno pagherà…
Il paese reale, insomma, che guarda dentro se stesso, ed è questo credo il vero leit-motiv del film di Moretti, il paese che siamo, cosa siamo diventati, perché noi siamo nel bene e nel male , e questo è il vero messaggio politico, un’Italia ormai inscindibile dal personaggio Berlusconi, come ricorda con bonaria ma stringente ironia il regista polacco al povero Bonomo.
Il paese nel quale fare un film su Berlusconi non serve, e il perché lo dice Moretti stesso nel film “Su Berlusconi si sa già tutto” come dire che c’è chi ha voluto sapere, documentarsi, conoscere, ma ci sono anche quelli che non lo hanno voluto fare, o che se lo hanno fatto, hanno preferito ricordare altro e affidarsi comunque a lui…Ce lo ricordano due filmati dello stesso Berlusconi, quello vero.
Li conosciamo tutti, e sappiamo che c’è chi si è indignato, ma anche chi ha fatto spallucce…
Moretti che infine cita se stesso, si ritrasforma in un personaggio che ha già interpretato in passato, chiude con una deriva tragica e populista, occhieggiando a ciò che il vero Berlusconi vorrebbe probabilmente fare nei confronti di quella giustizia che alle volte gli ha fatto ricordare (l’avesse mai fatto!) che anche lui è un cittadino come gli altri, di fronte al codice…
Ma bisogna aprire gli occhi, non stiamo vedendo la realtà, ma soltanto la scena di un film nel film…forse il film che, chissà, ridarà forza e speranza al povero Bruno Bonomo e lustro al suo passato di film di nicchia, come il mitico “Le Cataratte”…
Bello, a tratti molto divertente, a tratti amaro, gli darei un 7- (da 1 a 10), con un plauso a Silvio Orlando, bravissimo, un gigante…. E tanti calci in culo a quell’italietta che ha bollato il film senza nemmeno vederlo, soltanto perché “su certi film di certi registi si sa già tutto”.
Globale ***1/2
p.s.: A mio avviso è stato un errore discutere di questo film nel subforum. E' un film e come tale questo era il luogo deputato a parlarne. La politica (se così si può chiamare quella cosa che stiamo vivendo in questo periodo) è altra cosa. Altrimenti nel subforum si sarebbe dovuto parlare anche di "V per Vendetta" come film politico...