torbido e morboso, un noir dove nessuno è come appare e tutti sono colpevoli, chi dell'omicidio irrisolto di una giovane donna trovata cadavere nella suite di due strabordanti showman all'apice del successo chi di ricatti che si intersecano con la vita di una cronista senza scrupoli alla ricerca dei brandelli di verità disseminati tra le tante bugie.
la vicenda scandita dai flashback della maratona televisiva condotta da Colin Firth e Kevin Bacon che raccoglie fondi per le vittime della polio e che fornisce ai due anche l'alibi che li scagiona da ogni accusa ma che segna la fine della loro carriera artistica
un percorso che scava nella profondità dell'animo umano compiacendosi della superficialità delle umane rappresentazioni, la vita è spettacolo secondo il Bacon che con rammarico ammette che essere un bravo ragazzo è la cosa più difficile del mondo, se non lo sei
ricorda il noir d'altri tempi, con qualche insursione di gangster movie (volutamente evitato il confronto con coppie celebri dello spettacolo come Lewis-Martin nonostante il fatto che Firth abbia la fisicità di Peter Lawford, l'inglese del Rat Pack, anche se a Bacon manca la presenza scenica di The Voice Sinatra)
non un film perfetto, con la tensione che cala verso un finale scontato e buonista, viste le buone premesse, ma un film che accompagna lo spettatore con un costante senso di inquietudine e disagio fin fuori dal cinema