L’Esercito in crisi cerca sponsor
CRONACHE:
IL CAPO DI STATO MAGGIORE ALLE PRESE CON I DRASTICI TAGLI DELL'ULTIMA FINANZIARIA: «I PRIVATI CI CONSENTONO COSE CHE IL BILANCIO NON CONSENTIREBBE»
Il generale Cecchi: situazione drammatica, noleggiamo uomini e mezzi per i film
ROMA. Che ne pensate di un carro armato con logo o di uniformi militari griffate? E’ quel che accade nella Formula Uno con la differenza che invece dei piloti potrebbero essere supersponsorizzati dai privati sono i soldati italiani, ovvero l’emblema più visibile dello Stato. In realtà alla prossima parata del 2 giugno difficilmente vedremo sfilare cingolati con tanto di stemma Coca-Cola, ma l’idea di uno sponsor si è fatta strada per la prima volta e a proporla è stato il capo di Stato maggiore dell'Esercito, Filiberto Cecchi nel parlare delle difficoltà create dai tagli della Finanziaria 2006 che hanno fatto calare gli stanziamenti a livelli minimi (lo 0,85% del Pil). E’ lui stesso a chiarire il senso della sua proposta.
Niente carri armati targati Coca-Cola, «questo no. Ma in tempo di vacche magre - dice - bisogna guardare le cose in termini innovativi». Il generale cita il caso dell'esercito inglese, «che certo non versa in condizioni drammatiche come le nostre». Che fanno gli inglesi? «Noleggiano, per così dire, uomini e mezzi per fare dei film. E in cambio ottengono servizi. Credo che anche l'Italia si dovrebbe adeguare». L'Esercito lo sta facendo. Per adesso niente comparse, ma per le iniziative promozionali, ad esempio, il ricorso agli sponsor è già molto diffuso. Basti guardare alle cerimonie per il 145° anniversario della Forza armata: concerti, mostre, libri e numerosi altri eventi (che culmineranno con la tradizionale cerimonia militare del 4 maggio) resi possibili proprio grazie a contributi privati. In questo caso di sponsor se ne contano addirittura 14, tra grandi industrie, enti locali, gruppi assicurativi.
C'è persino un'emittente tv. Il generale lo ammette senza problemi: «Gli sponsor privati ci consentono di fare cose che le risorse di bilancio non consentirebbero». Anche nel settore sportivo l’Esercito ha aperto agli sponsor, «ma personalmente ritengo che si possa ricorrere al loro contributo - dice Cecchi - in molti altri settori». Anche in ambito operativo? «Quello lo lascerei per ultimo», risponde il generale. In linea di principio non ci sono vincoli, per così dire, “politici” all'impiego di sponsor, che possono essere dunque utilizzati in ogni ambito: «Ma bisogna sempre rispettare le norme amministrative. Bisogna essere cioè sempre fedeli - spiega Cecchi - al Regolamento di amministrazione unificato».
E anche al buon senso: «Non si può certo andare in giro con la divisa sponsorizzata». Sponsor o meno, quello che è certo è che l'Esercito deve fare i conti con una carenza di risorse, e una mole di impegni, senza precedenti negli ultimi decenni. Il bilancio 2006, afferma il capo di Stato maggiore, «è veramente critico e penalizzante» e colloca l'Italia «ai gradini più bassi in ambito europeo. Se poi rapportiamo questa situazione con gli impegni che vedono il nostro Paese come primo contributore nelle missioni Nato e secondo in quelle europee, ci rendiamo conto che qualcosa non funziona». «Per quanto ci riguarda - aggiunge Cecchi - abbiamo fatto pesanti sacrifici, con tagli significativi in alcuni settori vitali, dalle esercitazioni alle manutenzioni, alle infrastrutture.
Cerchiamo di risparmiare dovunque, riducendo anche le attività che erano state date finora in “outsourcing”, cioè appaltate all’esterno, come alcuni servizi di guardia, di pulizia o di cucina». Insomma, un inatteso ritorno al passato, con lo spettro della famigerata corveé che torna a far capolino anche nel moderno Esercito di soli professionisti. Richieste al nuovo Governo? «Il Bilancio della Difesa è naturalmente una decisione politica», risponde il generale. «Noi non possiamo pretendere un certo bilancio e dobbiamo adeguarci a quello che c’è. Io comunque mi auspico che venga presto fatta una riflessione molto attenta su quali sono le ambizioni del Paese in termini di sicurezza e difesa, una riflessione da cui dovrebbe conseguire una chiara definizione delle risorse da mettere a disposizione delle Forze armate».
Ma quanti soldi servono? «Dico semplicemente - conclude Cecchi - che già il bilancio precedente, quello del 2005, potrebbe essere una soglia accettabile». Analisi severa che è stata condivisa dai ds. Marco Minniti, responsabile sicurezza e difesa dei Ds, parla di «questioni serie e assolutamente rilevanti» e chiede che queste richieste siano «valutate con attenzione per riequilibrare le dotazioni di risorse e mezzi con gli obiettivi assegnati alle nostre Forze armate».