L'assistente bagnanti non è più obbligatorio
di Giacomo Giannella
Questa volta non è la solita sparata giornalistica per aumentare la tiratura dei giornali. La regione Toscana infatti permette alle piscine private ad uso collettivo di non dotarsi dell’adeguato personale di assistenza.
In quanto presidente della sezioni operatori di Agoracqua, associazione che riunisce tutti i soggetti con interessi diretti negli impianti natatori ad uso pubblico, trovo che le scelte della regione toscana non tutelino per nulla la sicurezza dei bagnanti e dei cittadini.
L’art 12 comma 5 prevede che, per le piscine private ad uso collettivo inserite in strutture adibite, in via principale, ad altre attività ricettive come alberghi, campeggi, strutture agrituristiche e simili, nonché quelle al servizio di collettività, quali palestre o simili accessibili ai soli ospiti, clienti o soci della struttura stessa, non sia obbligatoria la presenza dell’assistente ai bagnanti.
Il responsabile della piscina è solamente tenuto ad informare adeguatamente gli utenti circa l’assenza dell’assistenza e ad attrezzare l’area della piscina con adeguate protezioni per limitare l’accesso incontrollato dei minori.
Se è quantomeno comprensibile che non sia possibile per chiunque possieda anche un piccolo specchio d’acqua dotarsi di una persona che tuteli la sicurezza dei bagnanti, non è per nulla ammissibile che tutti i soggetti esclusi dalla L.R. 9 marzo 2006 n°8 non si dotino del personale necessario.
Sarebbe interessante comprendere quali siano le motivazioni igienico-sanitarie o di sicurezza che sostengono questa legge anche se in realtà temo che queste scelte si possano giustificare solo se si considerano le forti pressioni politico-istituzionali delle associazioni di categoria interessate.
Ma quanto vale la sicurezza delle persone? Come è possibile garantire il controllo dei nuotatori se non sono obbligatorie figure preparate e competenti ma basta indicare ai bagnanti la mancanza dell’assistente nel regolamento della piscina?
Quella della regione toscana sembra una scelta davvero insensata, che attenta alla sicurezza di tutti e che tra l’altro riduce posti di lavoro seppur stagionale o precario. Se quello che viene volgarmente chiamato bagnino non è più necessario, anche le strutture che per una maggiore tutela nei confronti degli utenti provvedevano all’assistenza ai bagnanti, non si sentiranno più tenute a farlo in quanto la legge stessa lo consente. È facile comprendere che ciò avrà inevitabili conseguenze negative sul numero e sulla sicurezza dei posti di lavoro per gli assistenti ai bagnanti.
A tale proposito si auspica un intervento anche degli enti che formano le figure atte al salvataggio in piscina quali la Federazione Italiana Nuoto sezione salvamento e la Società Nazionale Salvamento Genova.
La legge regionale della toscana non aumenta la sicurezza all’interno degli impianti natatori e diminuisce i posti di lavoro con la finalità nemmeno molto nascosta di favorire le strutture private che seppur evidentemente ad uso pubblico non risultano tali.
Un vantaggio per le categorie che maggiormente lucrano sul mercato del benessere e del fitness per penalizzare le strutture pubbliche che comunque, oltre a finalità prettamente economiche, perseguono anche finalità sociali quali lo sviluppo e la diffusione della pratica sportiva.
Per cercare di cambiare la legge regionale toscana e per evitare che anche le altre regioni, sulla scia di quanto accaduto, decidano di allinearsi proponendo leggi regionali che non obbligano le strutture private a dotarsi del servizio di assistenza ai bagnanti è possibile inviare una mail con nome, cognome, luogo e data di nascita a agoracqua@professioneacqua.it.
Il tema della sicurezza dei bagnanti è sempre attuale e non deve essere sottovalutato, certe volte non ci si può permettere di sbagliare. Fare polemica o piangere sul latte versato non serve a nulla quando accadono gli incidenti.
La legge regionale toscana di recente approvata dovrebbe essere un esempio di tutela della salute pubblica e del settore impianti natatori. Ci sono però alcuni punti che restano incomprensibili e che necessitano di un aggiustamento.
Le associazioni di categoria, la Fin e la SNS Genova sono invitate a prendere posizione e a schierarsi facendosi sentire dimostrando di non chiedere soltanto i contributi dei rinnovi senza fare nulla per i tesserati, ma dando esempio del loro appoggio politico e istituzionale per evitare che tali errori si commettano di nuovo.