Originariamente inviato da D56
Che ci fa questa faccia da cinquantenne ingrassato, gli occhi nascosti dalle lenti scure, nel mezzo di questo strano posto? Non è strano il posto, forse sono strano io. Sulla riga dell'orizzonte l'autostrada, dalla pianura un sottile profumo di concime. I tetti delle macchine, nello sconfinato parcheggio, riflettono il sole rosso del pomeriggio. Questa specie di borgo giocattolo, fatto solo di negozi ed acquirenti, di merci esposte e sciame di famiglie compratrici, è in fondo un luogo più vero e sincero che mai. Non è forse desolante il centro storico d'una bella cittadina, pregno di storia secolare, cultura, religione, trasformato in un bazar? Almeno qui c'è solo il bazar, nel mezzo della pianura, senza l'inutile orpello della storia e della geografia.
In antico c'erano le chiese, i luoghi della ricorrenza, del culto popolare ad aggregare. Le bancarelle, il mercato, veniva dopo, seguiva, s'aggregava intorno ad un altro potere, ad esempio religioso o politico.
Poi sono stati i luoghi del turismo, o della passeggiata, e finanche i cosiddetti salotti buoni delle città, ad attrarre il commercio. I centri storici delle città, sempre meno vivi di vita, ma semplicemente salotti ben tenuti, dove si leccano i gelati e ci si comprano le scarpe.
Infine, giusta evoluzione, ecco questo benedetto outlet: basta con le finzioni, qui è il commercio la vera religione, il consumismo che erige le sue cattedrali da solo, senza vergogna, senza la scusa d'un altro motivo. Non disprezzo, constato.
Dentro la busta di plastica i miei jeans firmati a metà prezzo, m'avvio al parcheggio, come tutti. Che felicità.