I leader sindacali a Palazzo Chigi per riprendere il filo della concertazione
Sul tavolo anche i nodi del cuneo fiscale, del pubblico impiego e della manovra
Oggi il vertice. Cgil, Cisl e Uil: la previdenza non si tocca
di LUISA GRION
ROMA - Si ricomincia, ma il clima è molto teso. Non piace la manovra-bis, non piace l'invito fatto dal ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa a moderare le richieste salariali e soprattutto non piacciono le voci che girano riguardo alla previdenza. Dopo cinque anni di governo Berlusconi e di assenza di concertazione oggi esecutivo e sindacati s'incontreranno di nuovo a Palazzo Chigi.
L'appuntamento è all'ora di pranzo: Epifani, Bonanni e Angeletti (leader di Cgil, Cisl e Uil) si troveranno di fronte al premier Prodi, a Padoa Schioppa, al ministro del Lavoro Cesare Damiano e al sottosegretario alla presidenza del consiglio Enrico Letta. Incontro informale, ma con temi molto pesanti sul tavolo e con una discussione che sarà tutta in salita.
Le pensioni, innanzi tutto: oltre alla riduzione dello "scalone" che dal 2008 dovrebbe innalzare l'età minima per aver accesso all'assegno di anzianità dai 57 ai 60 anni, nei giorni scorsi è trapelata anche l'ipotesi del governo di metter mano ai criteri per la pensione di vecchiaia delle donne. Oggi il limite è di 65 anni per i maschi e 60 per le femmine: si sta valutando la possibilità di innalzarla, per quest'ultime ai 62-63.
Quanto allo "scalone", si sa che il ministro Damiano vuole ammorbidire il passaggio brusco dei "3 anni in un giorno": le ipotesi allo studio sono due. La prima è di far sì che - già partire dal 2007 - i criteri minimi per chiedere la pensione d'anzianità non siano più 57 anni di età e 35 di contributi (come fissato dalla riforma Dini), ma 58 più 35, per arrivare in tempi brevi a 60 più 35. La seconda è che si agisca sul meccanismo della "quota". Ovvero per aver diritto all'assegno la somma fra età anagrafica e contributiva dovrà dare "95" (quindi con 60 anni di età si dovranno sempre maturare 35 anni di contributi, ma l'accoppiata potrà essere anche 59 più 36 o 58 più 37 o ancora 57 più 38). Si è parlato, a dire il vero, di una quota "96".
Ora entrambi i ritocchi (anzianità e vecchiaia per le donne) dovrebbero essere introdotti con la prossima Finanziaria e la cosa non piace per niente ai sindacati. Cgil, Cisl e Uil chiedono invece al governo maggiori tutele per gli atipici, previdenza complementare da subito e maggiore flessibilità nelle uscite.
Feroci le reazioni riguardo ad un innalzamento dell'età pensionabile delle donne. "La considero una provocazione - ha tagliato corto Morena Piccinini, segretaria confederale della Cgil - Quello che abbiamo detto più volte al governo di centrodestra, e cioè che la riforma della previdenza è stata fatta, non abbiamo motivo di rinnegarlo ad un governo di centrosinistra. La riforma è stata fatta, è strutturale, sta permettendo ancora oggi risparmi enormi, addirittura superiori a quelli che erano stati preventivati. Stop".
Sulla stessa linea Pierpaolo Baretta della Cisl che -puntualizza come "le donne siano già penalizzate da questo mercato del lavoro" e come "un innalzamento dell'età le penalizzerebbe ulteriormente" - e Paolo Pirani della Uil che ricorda al governo che "qui non siamo in Svezia". In Italia, ha specificato, "la presenza delle donne nel mercato del lavoro è in calo e oltre al lavoro, le donne si occupano della cura dei figli e della gestione della casa. Questo giustifica una differente età di pensionamento". Sulla questione polemizza anche Maurizio Sacconi, ex sottosegretario al Welfare: "Dal governo - ha detto - continuano ad arrivare segnali d'intervento sul sistema previdenziale che non aiutano certo a trattenere a lavoro coloro che raggiungono i requisiti per l'anzianità".
Ma pensioni a parte, oggi del tutto in salita sarà anche la discussione sulla manovra-bis (10 miliardi di euro da trovare entro la prima metà di luglio) alla quale i sindacati sono contrari; sulla ripartizione degli effetti del taglio al cuneo fiscale e sulla "moderazione salariale" che il ministro dell'Economia ha chiesto ai sindacati. Un altro tema sul tavolo poi è quello del pubblico impiego: per gli aumenti contrattuali del biennio in corso (2006 -2007) l'ultima Finanziaria ha stanziato solo 505 milioni, la Ragioneria ha calcolato che per entrambi gli anni serviranno circa 5 miliardi.
In questi giorni, molti dipendenti pubblici stanno intascando gli aumenti per il 2004 e 2005, ma alcune categorie (segretari comunali e alcune dirigenze) non vedono ritocchi dal 2002. Il ministro dell'Economia ha chiesto moderazione salariale: le coperture sono a rischio? I sindacati di categoria ne parleranno mercoledì prossimo in un incontro con il ministro della Funzione Pubblica Luigi Nicolais.
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Ma davvero i sindacati vanno contro il loro governo? :master: