Ciao, io sono Francesco e ho un problema con i film.
Mi piacciono, ma non ho mai il tempo di vederli tutti.
Quindi mi trovo a parlare degli stessi, mesi dopo la loro uscita.
Oggi ho visto "Tu chiamami Peter", film di Stephen Hopkins con Geoffrey Rush (già splendido in "Shine"), nei multiformi panni di Peter Sellers.
Come tutti i film su dei grandissimi personaggi, è al contempo facile e tremendamente complicato. Qui il soggetto è niente meno che l'attore (inteso classicamente come "istrione") per eccellenza, quello che più di altri ha saputo interpretare il trasformismo insito nel mestiere di chi mette maschere per vivere.
Geoffrey Rush è addirittura imbarazzante per quanto è bravo, per come è diventato Sellers. Meglio dell'Andy Kaufmann di Jim carrey, meglio del Mohammad Ali di Will Smith. Movenze, espressioni, ricostruzioni dei personaggi, in tutto è perfetto. Ed è bravissimo Hopkins a ricostruire i set e i personaggi che hanno fatto da cornice alla vitacarriera (inscindibili, queste due), con una particolare sensibilità per Kubrick e Blake Edwards, evidentemente due artisti amatissimi dal regista. Ci sono espedienti narrativi e soluzioni di regia che si incastrano alla perfezione tra di loro, come il fatto che Geoffrey Rush, a tratti, diventi gli altri personaggi della vita di Sellers. Anzi, meglio: diventa Peter Sellers che interpreta gli altri personaggi della sua vita, parlando di se stesso.
Un uomo terrificante, meraviglioso, pauroso, sfaccettato, complesso, malvagio, infantile, tenerissimo. Un non-uomo, una non-persona, che ci mette davanti tutta la sua vita, i suoi pregi e i suoi difetti, senza filtri, ma che citando il Citizane Kane di Wells, alla fine ci dice, chiudendosi dietro la porta della sua roulotte "no trespassing", qui non potete entrare. E ci entra travestito, come a dire che non ci è mai riuscito a entrare veramente neanche lui.
Magico, e consigliatissimo.
A tutti.