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  1. #1
    Utente di HTML.it L'avatar di lnessuno
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    Gli utenti secondo me solo in parte sono colpevoli.

    Io posso essere anche il più accorto sul pianeta, ma facciamo un'ipotesi:

    - la mia policy è di lasciare che i miei amici possano vedere la mia lista contatti
    - ho qualche post politicamente interessante (per es. un articolo riguardo ad una vicenda specifica)
    - un amico "pirla", un bel giorno, decide di fare quiz (o di usare quell'app, o quel giochino). Non si accorge che fra i permessi necessari c'è la lettura della lista contatti.

    Potenzialmente, anche io finirei "schedato" perché Facebook permette ai miei amici di leggere quei dati, e di conseguenza anche le applicazioni che vengono utilizzate dai miei amici possono farlo.

    O no?

  2. #2
    Moderatore di Windows e software L'avatar di URANIO
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    O no?
    La vera domanda che dovresti farti è: perché è possibile?
    Perché è così semplice gabbare il cliente? Lo stesso problema c'è con le applicazioni android/Iphone, "per installare devi accettare questo, questo, questo" senza spiegare che uso ne viene fatto.
    Perché non bloccano l'accesso a tutte le informazioni e le abilitano solo per applicazioni PLURI certificate?

    Perché il sistema è stato progettato proprio per questo. Facebook vende informazioni, non lo può fare direttamente e quindi lo agevola attraverso questi sistemi. Lo stesso fa google.

  3. #3
    Quote Originariamente inviata da URANIO Visualizza il messaggio
    La vera domanda che dovresti farti è: perché è possibile?
    Perché è così semplice gabbare il cliente? Lo stesso problema c'è con le applicazioni android/Iphone, "per installare devi accettare questo, questo, questo" senza spiegare che uso ne viene fatto.
    Perché non bloccano l'accesso a tutte le informazioni e le abilitano solo per applicazioni PLURI certificate?

    Perché il sistema è stato progettato proprio per questo. Facebook vende informazioni, non lo può fare direttamente e quindi lo agevola attraverso questi sistemi. Lo stesso fa google.
    Non sono d'accordo. Facebook NON è nato per vendere informazioni ma per CONDIVIDERE.
    La gente ama condividere le proprie faccende, più o meno personali e più o meno private, e ce ne sono diverse che ci hanno pure costruito delle fortune sopra.
    Poi, se la gente è così entusiasta di condividere pure il colore della propria biancheria, non è che - dopo - si può lamentare troppo se il mondo lo viene a sapere.

    La condivisione è nello spirito stesso, nella ragione di esistere di Facebook.
    E perché parlare di "clienti"? Mica lo paghi il servizio che ti danno. Ti senti poi defraudato se scopri che c'è gente che ci specula sopra? oh, povera anima... Ma le indagini di mercato che ci assillano da anni cosa sono allora?

    Il problema della privacy su Facebook è un ossimoro.
    Qualunque imbecille può inventare e imporre tasse. (Maffeo Pantaleoni)

  4. #4
    Utente di HTML.it L'avatar di Max Della Pena
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    Quote Originariamente inviata da webus Visualizza il messaggio
    Non sono d'accordo. Facebook NON è nato per vendere informazioni ma per CONDIVIDERE.
    La gente ama condividere le proprie faccende, più o meno personali e più o meno private, e ce ne sono diverse che ci hanno pure costruito delle fortune sopra.
    Poi, se la gente è così entusiasta di condividere pure il colore della propria biancheria, non è che - dopo - si può lamentare troppo se il mondo lo viene a sapere.

    La condivisione è nello spirito stesso, nella ragione di esistere di Facebook.
    E perché parlare di "clienti"? Mica lo paghi il servizio che ti danno. Ti senti poi defraudato se scopri che c'è gente che ci specula sopra? oh, povera anima... Ma le indagini di mercato che ci assillano da anni cosa sono allora?

    Il problema della privacy su Facebook è un ossimoro.
    Condivido completamente il tuo pensiero.
    Mi chiedo, caro Alberto, se questo antifascismo rabbioso che viene sfogato nelle piazze oggi a fascismo finito, non sia in fondo un’arma di distrazione che la classe dominante usa su studenti e lavoratori per vincolare il dissenso.

  5. #5
    Utente di HTML.it L'avatar di vonkranz
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    Quote Originariamente inviata da lnessuno Visualizza il messaggio
    Gli utenti secondo me solo in parte sono colpevoli.

    Io posso essere anche il più accorto sul pianeta, ma facciamo un'ipotesi:

    - la mia policy è di lasciare che i miei amici possano vedere la mia lista contatti
    - ho qualche post politicamente interessante (per es. un articolo riguardo ad una vicenda specifica)
    - un amico "pirla", un bel giorno, decide di fare quiz (o di usare quell'app, o quel giochino). Non si accorge che fra i permessi necessari c'è la lettura della lista contatti.

    Potenzialmente, anche io finirei "schedato" perché Facebook permette ai miei amici di leggere quei dati, e di conseguenza anche le applicazioni che vengono utilizzate dai miei amici possono farlo.

    O no?
    come ho detto anche nel mio primo post, concordo con te che la gestione della privacy di FB sia al limite del ridicolo anche se, essendo un "social" e quindi sostanzialmente un sito dedicato al <farsi-i-fatti-degli-altri>, il discorso privacy assume sfumature particolari.

    tralasciando questo aspetto pero', la responsabilita' di cio' che viene condiviso e' pur sempre di chi pubblica e se pubblichi qualche cosa di particolare su di "te" o che in qualche modo ti puo' "catalogare", devi essere consapevole gia' a priori che e' un po' come metterlo in piazza.

    alla fine e' la stessa cosa che succedeva quando confidavi o dicevi qualche cosa ad un tuo amico fidato e poi questo l'andava a raccontare al suo amico fidato e poi questo lo raccontava al suo ...ecc. in epoca pre-social.

    Ora con FB succede piu' o meno la stessa cosa, pero' elevato all'ennesima potenza.

    quello che pero' infastidisce moltissimo e' il modo estremamente subdolo in cui certe informazioni vengono carpite. non hanno neanche il buon gusto di dirti <tutto quello che scriverai potra' essere usato contro di te>
    ...and I miss you...like the deserts miss the rain...

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