Il punto è un altro, Alitalia va smontata pezzo per pezzo e ricostruita da zero. La razionalizzazione (NON taglio netto!!) delle rotte è solo una briciola del lavoro da fare.
Alitalia ha personale in eccesso, eccesso di sindacalizzazione al suo interno, forniture gonfiate, un hub (wannabe) in posizione sbagliata, un partner industriale sbagliato, una flotta eterogenea e ormai quasi tutta in leasing o ipotecata, un network stupidamente sbilanciato sul breve raggio, fuori dal mondo in quanto s rotte di lungo raggio, ancor più stupidamente frazionato su una miriade di micro-basi e infinitamente più stupidamente sbilanciato sulla rotta Milano-Roma, un posizionamento assurdamente in concorrenza con i colossi low-cost, un prodotto diviso tra due brand principali che non di capisce bene che differenze abbiano in sostanza. Questo è il frutto di anni e anni di ingerenze politico-sindacali nella compagnia aerea (che ha impedito di perseguire logiche di mercato) e del conseguente "tirare a campare" con tutti gli espedienti possibili per presentare di anni in anno un bilancio apparentemente meno pesante di quanto lo sia in realtà.
Insomma, tutto il contrario di quello che dovrebbe essere una compagnia aerea. E aspettare che scoppi il bubbone relativo al valore degli asset immateriali messi a bilancio. Robe tipo il programma Millemiglia (stravalutato e che si è già beccato un 2 di picche dal mercato a quel prezzi) o il valore degli slot in vari aeroporti (che non sono nemmeno di proprietà di Alitalia e che verrebbero riassegnati auto anticamente A GRATIS in caso di fallimento della stessa). Insomma, ce n'è da scavare. E solo un folle i vestirebbe in Alitalia dopo averne fatto una seria due-diligence. Un folle o qualcuno in grado di ottenere tutta una serie di garanzie e compensazioni (pesanti!!) dal Governo. Non per niente si è mosso Letta, il primo ministro, per salvare quella che dovrebbe essere un'azienda PRIVATA (ma evidentemente lo è solo di facciata), non Colaninno e compagni.





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