D'accordo, ne riparliamo però tra un 3 o 4 generazioni?
Penso che iniziare a mettere ogni singolo utente nella condizione di aver ben chiaro nella propria testolina che sarà responsabile dell'uso che farà di internet inizia a risolvere il problema.
E' un po' come la catenella che trattiene la penna biro nell'ufficio postale, è terribile da vedere, è terribile pensare che è stata messa sotto lucchetto perché ognuno di noi può essere un potenziale ladro, ma la realtà è che se quella penna biro viene lasciata lì sul banco, pochi minuti e scompare.
Dobbiano andare a monte? Da dove partirebbe questo sforzo per cambiare la sensibilità sociale, dalla famiglia o dalla scuola?
Abbiamo milioni di ragazzini che si ritrovano mamma e papà a farsi i selfie e a condividerli sui social e a scuola cambia davvero poco.
Nessuno è in grado di creare nei propri figli una giusta sensibilità sociale nel contesto Internet, certo moltissimi genitori ci provano, intendo quelli che non dedicano tutto il tempo libero per fare a gara di like coi propri figli. Per entrambi, nessuno di loro desidera un figlio emarginato o peggio.
Mancano delle regole, regole che non pregiudichino la libertà personale, la libera espressione o condivisione di idee e conoscenza.
Le leggi che abbiamo ora sono ridicole, anzi mi pare che oltre a non risolvere questo tipo di problema lo peggiorano:
Fonte: http://www.ansa.it/campania/notizie/...14b76067c.htmlCONDANNATA A 20 MILA EURO DI SPESE LEGALI
Da un lato il giudice le aveva dato ragione obbligando alcuni social, come Facebook, a rimuovere video, commenti, apprezzamenti e al pagamento delle spese per una cifra pari a 320 euro. Dall'altro lato era stata a sua volta condannata a rimborsare le spese legali a cinque siti per circa 20mila euro. Si legge questo nella decisione del giudice sul provvedimento di urgenza chiesto dalla 31enne per la rimozione dai siti web dei video hard. La decisione è stata depositata lo scorso 8 agosto. Il giudice aveva accolto parzialmente le richieste stabilendo che per alcuni motori di ricerca e altri siti, che avevano già provveduto alla rimozione delle immagini e dei commenti, l'azione era da respingere. La domanda, invece, era stata accolta nei confronti di Facebook e di altri soggetti ai quali veniva imposta l'immediata rimozione di ogni post o pubblicazione con commenti e apprezzamenti riferiti alla donna. Per quanto riguarda, poi, le spese il giudice aveva condannato Facebook ed altri tre soggetti al pagamento di 320 euro ciascuno per esborsi e 3645 euro per compensi professionali. La ricorrente era stata condannata al rimborso nei confronti di Citynews, Youtube, Yahoo, Google e Appideas di 3645 euro, per ciascuno, per le spese legali oltre al rimborso delle spese generali nella misura del 15%.