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Il Marocco è un Paese civile, con un governo stabile, e che controlla in modo piuttosto stringente il fenomeno migratorio illegale.
Pure dalla Libia, quando c'era un governo stabile e c'erano gli accordi sui flussi migratori, partiva un decimo di chi parte oggi verso l'Italia. E l'Italia è sempre l'Italia.
Piccoli furgoni superano il confine della Nigeria o di altri paesi subsaharihani, addirittura la Liberia, verso la frontiera tra Algeria e Marocco, che nel 1994 fu chiusa a causa dei “problemi politici” tra i due paesi.
Di sera gli immigrati attraversano la frontiera diretti verso Oujda (prima città del Marocco dopo la frontiera). Una volta arrivati nel territorio del Marocco, proseguono in taxi, autobus oppure camminando verso gli accampamenti “clandestini” ubicati nel nord del paese e sia verso la zona di Tetouan o Nador, dove aspetteranno una patera (barca) per tentare di raggiunge il sud del Spagna. Un’altra possibilità di arrivare in Europa è attraversare la frontiera di Ceuta y Melilla (territorio sotto la giurisdizione del governo spagnolo ma in terra africana), saltando la barriera elettrificata che separa fisicamente i due territori, oppure usando un galleggiante per passare via mare.

Per entrare in Marocco quelli che provengono da paesi come il Senegal possono avere maggiore fortuna nel caso in cui riescano ad ottenere una visa (visto), pagando un prezzo considerevole. In questo caso possono essere portati fino agli aeroporti di Rabat o Casablanca. Una volta arrivati, ci sono diversi modi per andare in Spagna ma i più frequenti sono due: andare in patera fino alle isole Canarie, oppure arrivare agli accampamenti del nord di Marocco e, successivamente, tentare di uscire da lì.
La terza via per entrare in Marocco è il territorio a sud tra Mauritania e Marocco, dove esiste un passo chiamata Bir Gandouz. Si tratta di uno spazio di 10 chilometri controllato da Nazioni Unite, nato in vista delle celebrazioni prossime per il referendum sul Sahara Occidentale. Per di più, è una zona di conflitto che vede la presenza del Fronte Polisario e di quasi il 35% dell’esercito marocchino; inoltre si tratta di una zona di deserto dove è impossibile trovare acqua.

Ceuta e Melilla, così come il Canale di Sicilia per l'Italia, sono ideologici ponti di congiunzione tra il Nero e il Vecchio Contiente. Pochi metri di mare di Alboran - quella porzione di acqua che congiunge l'Oceano Atlantico al Mar Mediterraneo passando per Gibilterra - che separano due realtà completamente diverse: l'una flagellata da povertà, guerre e tensioni sociali, l'altra guardata dai migranti come terra promessa, come luogo in cui poter realizzare un futuro che nei loro Paesi non c'è.
Eppure, nonostante tante belle parole e ben pochi fatti arrivati da Bruxelles, la mancanza di una politica comunitaria sull'immigrazione ha fatto si, tanto in passato quanto 'oggi', che moltissime persone rimanessero vittime del loro stesso sogno, inghiottite dal mare o respinte brutalmente verso torture, sevizie e, nel peggiore dei casi, morte. Infatti, nonostante l'esempio recente di Lampedusa, dove centinaia e centinaia di migranti stipati in carrette del mare e lasciati in balia delle correnti sono stati recuperati dal mare privi di vita, solo il mese scorso 15 disperati sono morti annegati nel tentativo di attraversare a nuoto quel lembo di mare che separa il Marocco da Ceuta, insieme a Melilla Enclavi spagnole in terra marocchina. Ma oltre al mare, tra l'Africa e l'Europa c'è anche un muro.
Sia a Ceuta che a Melilla, infatti, il governo di Madrid ha fatto costruire ormai molti anni fa una tripla barriera lungo i confini delle due città con il Marocco, recinzioni alte 6 metri e sormontate da reticolati di filo spinato. Inoltre, agenti della Guardia Civil controllano notte e giorno tanto i passaggi via terra quanto quelli via mare, macchiandosi spesso di violenze brutali contro i migranti - nel caso dei 15 morti di un mese fa, ad esempio, sembrerebbe che alcuni agenti abbiano sparato proiettili di gomma e gas lacrimogeni contro i migranti, possibilità per cui è stata aperta un'inchiesta a Ceuta. Secondo un rapporto di Human Rights Watch pubblicato il 10 febbraio scorso, le forze dell'ordine spagnole fanno "un uso spropositato della forza al momento delle espulsioni sommarie"
Madrid è tutt'altro che orientata verso un clima di distensione rispetto ai migranti. Anzi, al contrario ha tra i suoi piani una spesa di 2,3 milioni di euro che andranno a fortificare le frontiere che dividono i territori spagnoli da quelli marocchini, con una serie di interventi volti a migliorare la 'capacità respingente' delle recinzioni rivestendole con una maglia metallica che, secondo il ministro degli InterniJorge Fernández Díaz, "impedisce a chiunque di arrampicarsi".
Inoltre, come se si stesse combattendo una guerra, sono previsti rinforzi alla compagine della Guardia Civil presente nelle due Enclavi, le quali saranno fornite di un elicottero per battere tutta la zona costiera e di torrette di avvistamento dotate di telecamere sensibili al calore. Proprio in vista di questi rinforzi al sistema di controllo, e del divieto alla Guardia Civil di utilizzare ancora proiettili in gomma, sia settimana scorsa che qualche giorno fa Melilla e Ceuta sono state protagoniste di veri e propri assalti di migranti, i quali hanno tentato, alcuni riuscendoci, di scavalcare il muro che li separava dalla terra promessa. Ovviamente il nuovo giro di vite spagnolo in campo di immigrazione ha fatto storcere il naso ai funzionari dell'Unione europea, particolarmente critici con Madrid, incontrando però anche una sensibile opposizione in patria. Sono state molte, infatti, le manifestazioni organizzate dalle Ong e dalle associazioni umanitarie, proteste durante il quale venivano lanciati slogan come "Ceuta: la vergogna d'Europa" e "Più ponti, meno muri".


Con un messaggio come questo hai circa il 90% in meno di immigrazione.

I Miliardi di euro risparmiati dovrebbero andare alle fasce più deboli Italiane e malati/invalidi, magari anche al tuo reddito di cittadinanza, abbassamento delle tasse sul lavoro pubblico e privato.
Staremo meglio noi Italiani e soprattutto anche quel 10% di immigrati che riescono ad arrivare in Italia, invece quelle poche gocce di risorse che avevamo ce le siamo giocate e pare che nessuno abbia colpa, nemmeno la Boldrini.